Si è tenuto oggi negli spazi del Dazio di Levante il panel "Production music: diritti, opportunità e regole della sincronizzazione" promosso da NuovoIMAIE. La sincronizzazione musicale è uno degli ambiti più dinamici e in crescita dell’industria musicale. Cinema, serie e social media richiedono ogni giorno nuove musiche, composizioni originali o brani già editi, ma l'avvento dell'AI rischia di complicare lo scenario: di questo e di molto altro si parla nel talk moderato da Davide Poliani (Rockol), in cui intervengono Mariangela Liuzzi (Avvocato, titolare e fondatrice studio Liuzzi Media Law), Charlie Marchino (Banijay, Head of Music), Andrea Miccichè (presidente NuovoIMAIE) e Mike Sponza (M-CUBE Music & Licensing Director). Mike Sponza si occupa di un ramo molto specifico della production music, ovvero la musica nei punti vendita: "Si tratta delle cosiddette instore radio. L'esigenza principale dei brand è quella di risparmiare sulle licenze di pubblica diffusione del negozio: proprio per questo motivo, sono proliferate aziende che offrono cataloghi alternativi" spiega. Lo sfruttamento dei diritti connessi, però, è sempre un'area grigia. "Proprio per questo mi sono deciso a creare dei cataloghi creati con l'AI generativa. Pur difendendo le posizioni della musica creata da esseri umani, c'è sempre un problema di costi: ci sono aziende che per tagliare i costi si trovano a dover decidere se rinnovare le licenze di pubblica diffusione o licenziare alcuni dipendenti" osserva. Charlie Marchino racconta invece come la production music è utilizzata all'interno dell'ambito televisivo: "Funziona molto soprattutto all'interno dei programmi di intrattenimento, dove la musica non è in primo piano ed è un tappeto funzionale alla scena" spiega. Andrea Miccichè fa notare che spesso, dal punto di vista dei diritti connessi, il rischio è che sia considerata musica di serie B: "Da tempo, quando si tratta di musica appositamente realizzata per i programmi di intrattenimento, sorge il dubbio (a mio parere erroneo) se i diritti connessi siano dovuti o meno per l'utilizzazione. Confidiamo però che, come ha insegnato il caso di Peppe Vessicchio, la nostra interpretazione prevarrà". Per Mariangela Liuzzi, il problema potrebbe essere più strutturale che legale: "Da un punto di vista normativo, non c'è differenza tra production music e musica 'normale'. Ogni brano, però, dovrebbe essere munito di una carta d'identità che lo identifichi in maniera univoca, anche in termini di aventi diritto: questi metadati, però, spesso non sono disponibili nel caso della production music" spiega. "Ho il timore che spesso la production music nasca senza questo corredo di metadati necessari poi a pagare coloro che ne detengono i diritti". L'intelligenza artificiale, naturalmente, è una delle più grandi incognite del settore: la production music, per sua stessa natura, potrebbe essere tranquillamente sostituita da musica creata dall'AI generativa. Per alcuni, come Luizzi, è bene rimanere ottimisti: "L'intelligenza artificiale è uno strumento che crea delle opportunità, perché non può prescindere dall'intervento di un creativo umano. Bisogna però normare il campo in maniera non miope, per evitare che diventi un boomerang". Micciché concorda, ma obbietta che "dovrebbe essere ideato un nuovo diritto di utilizzazione economica, quello relativo al training dell'AI che dovrebbe essere concesso tramite previa autorizzazione e non postuma contestazione" dice. "Bisognerebbe sensibilizzare le istituzioni europee su questo tipo di problematica". Marchino non nasconde che Banjay ha provato a utilizzare l'intelligenza artificiale nella production music, "ma ne usciva una serie di brani tutti più o meno uguali. E' una rivoluzione simile a quella dell'avvento dei campionatori: finché non impareremo a usare l'AI in maniera creativa, non creeremo niente di nuovo". Per Sponza "la scrittura del prompt è un'attività che richiede una preparazione musicale estremamente forte: nella mia azienda a farlo sono dei musicisti" spiega. "Nonostante io oggi sia fautore di un catalogo di AI music sono iscritto a NuovoIMAIE come artista, e credo fermamente nella musica organica. Credo però che ci sia un vuoto normativo e che sia necessario colmarlo per renderla un'attività etica, umana e sostenibile". Mariangela Liuzzi spiega che già allo stato attuale delle cose la nostra legge potrebbe in teoria già tutelare anche questo tipo di nuova musica dall'AI generativa, "se un prompt dovesse rispecchiare caratteristiche di originalità, novità e creatività. Naturalmente, però, questa è una teoria: nella pratica è tutto da vedere". Andrea Micciché, però, dissente: "E' come far cucinare una torta a un robot da cucina. Anche se ho deciso io gli ingredienti, posso definirmi il pasticciere?" si chiede in una metafora. "La nostra legge protegge le proprietà intellettuali che sono frutto del lavoro umano, e c'è un oggettivo vuoto legislativo che deve essere colmato". Infine, una puntualizzazione sulla cosiddetta musica royalty-free: "Anche gli artisti apolidi, ovvero quelli che non hanno conferito mandato a nessuna collecting, percepiscono i loro diritti: all'interno della ripartizione globale i loro compensi verranno comunque conferiti alle collecting, che poi dovrebbero girarli a loro" fa notare Miccichè. Attenzione, quindi "a tutti quei servizi che propongono pacchetti con formule totalmente a-tecniche, come 'musica libera da diritti' o 'musica copyright free'. Se la composizione è originale, è sempre tutelata" ribadisce Liuzzi. Molto difficile anche retribuire equamente gli aventi diritto in mancanza di dati: "Non c'è una banca dati unica, per recuperare i codici ISRC o SWC dei brani che utilizzo quotidianamente c'è da impazzire" dice Sponza. "Ci sarebbe davvero bisogno di un database univoco e aggiornato per tutte le opere".