“Firma d’autore. Cosa fa (davvero) un A&R nell'editoria?” è il titolo del panel ospitato dalla Palazzina Appiani nel pomeriggio di oggi - 21 novembre - nell’ambito della nona edizione della Milano Music Week. All’incontro, moderato dalla giornalista di Rockol Marta Blumi Tripodi, hanno preso parte Klaus Bonoldi (Universal Music Publishing), Gabriele Compierchio (Sugar Music Publishing) e Claudia Zaffarano (Sony Music Publishing). L’obiettivo del panel è stato quello di svelare i meccanismi dietro le collaborazioni editoriali e fornire strumenti utili non solo ad autori e autrici, ma anche a chi aspira a lavorare come A&R nel music publishing, per orientarsi con maggiore consapevolezza nel settore. Per addentrarsi nel mondo degli editori, la domanda da cui si partiti per aprire il panel ha cercato di indagare come è cambiato il lavoro negli ultimi anni. "Il publishing è in continuo cambiamento", ha affermato Klaus Bonoldi: "Noi lavoriamo insieme sia ad autori che produttori: il nostro business principale riguarda il diritto d’autore e la nostra missione è quindi generare repertorio". Ha aggiunto: "La nuova ondata di publishing è iniziata nel 2007/2008, con l’esplosione dei talent - da "Amici" con Alessandra Amoroso a "X Factor" con Giusy Ferreri e Marco Mengoni, per esempio. C'è quindi stata una nuova ondata di autori, che ha riportato in auge il loro lavoro. Negli anni precedenti gli artisti erano prevalentemente cantautori. Con i talent è rinata un’esigenza di repertorio. Nel corso del tempo sono poi cambiate tendenze e mode, e noi ci siamo dovuti adattare ai nuovi trend. Nel contempo si è sviluppando la scena rap e si è rinnovato il linguaggio urban, tra le altre cose. Il ruolo dell’autore è un ruolo che serve sempre: l’autore è un musicista aggiunto". A lui ha fatto eco Claudia Zaffarano che, condividendo la propria esperienza, ha sottolineato: "Da quando sono entrata in Sony Publishing, più o meno sei anni, ho notato quanto è importante curare anche l’aspetto dell’analisi dei dati. Una volta lo scouting avveniva tramite gli ascolti personali, o il passaparola. Ma con lo sviluppo dei media e dei social media, abbiamo introdotto uno strumento di analisi di dati". Dal canto suo, Gabriele Compierchio ha aggiunto: "Ho vissuto l’arrivo e l’intenso lavoro fatto sul rap, sicuramente le cose stanno cambiando e sta tornando un grande interesse sul nuovo cantautorato, oltre a una ricerca del nuovo pop. Non sono indice di cambiamenti istantanei, sono una conseguenza di nuovi interessi del pubblico". Partendo dal presupposto che chiunque intraprende il lavoro di editore, si augura di incontrare un hitmaker. C'è qualcosa che permette a un editore di identificare o individuare un potenziale hitmaker? "Io faccio parte della vecchia scuola", ha ammesso Klaus Bonoldi: "E non abbiamo strumenti privilegiati rispetto agli utenti. Abbiamo piattaforme e media disponibili come chiunque altro. L’orecchio è lo strumento principale: si ascolta. E poi ognuno ha la propria sensibilità per individuare la direzione giusta per il proprio lavoro. L’hitmaking degli ultimi anni ha riguardato molto la scena dei cantautori più noti. Nella composizione della hit, però, io sono uno di quelli secondo cui la maggior percentuale di potenziale successo è legata alla melodia. Il testo è importante, ma nella hit c’è sempre una grande top line, per come la vedo io. Quando scelgo degli autori nello specifico, la prima cosa che ascolto sono le linee. Il testo poi mi arriva dopo. Anche se in questo momento storico la narrazione è tornata al primo posto e paradossalmente ora funziona ciò che ha un senso narrativo più che melodico". Anche Claudia Zaffarano ha evidenziato: "Colpisce sempre di più la melodia inizialmente - anche se di top liner ce ne sono pochi. La cosa che mi colpisce subito da editore sono le melodie. Però si dà anche importanza al testo: ci sono delle parole che ti colpiscono e altre meno. Noi cerchiamo unicità, ma tra gli aspetti fondamentali ci sono anche il carattere e l’atteggiamento di lavoro. È fondamentale che ci sia un atteggiamento di apertura verso i collaboratori. Se non c’è versatilità e ascolto, si rischia di non riuscire ad arrivare dove uno meriterebbe". Gabriele Compierchio ha quindi aggiunto: "Chi fa questo lavoro riconosce un hitmaker o una hit, e tutti noi faremmo un'asta per firmarlo. Ognuno di noi, però, segue poi la direzione della propria squadra e in base alla propria direzione". Come sottolineato da Marta Blumi Tripodi a margine del panel, ci sono casi in cui le classifiche dimostrano che alcune canzoni diventano hit pur non essendo nate per esserle. Gli autiori come si comportano a livello di interazione con gli autori, c'è un intervento diretto durante le sessioni? Secondo Klaus Bonoldi, "l'interazione è importante, ma poi ognuno ha il proprio modo di lavorare". Ha continuato: "Il nostro lavoro è di informare il team - composto da autori e produttori - su cosa l’industria cerca. Si va quindi in studio e ognuno dà la propria indicazione. Io non do mai indicazioni precise, perché nella scelta degli autori ho sempre cercato persone e artisti con una propria personalità e attitudine. Scrivere bene significa correre dietro al cliché dello stesso. Ma, nella realtà, lo scrivere bene è poi soggetto all’artista e all’interprete. Alcuni amano stare in studio con gli autori e gli artisti. Io invece lo vedo come un atto artistico più intimo e tendo a non essere presente. Però a volte c’è un nostro intervento diretto. C’è comunque un’interazione profonda tra editore ed autore". Secondo la sua esperienza, Gabriele Compierchio ha sottolineato: "Ci sono autori con cui puoi avere più campo per la direzione. Mentre altri hanno più esperienza e hanno già un’idea in mente, che è giusto seguire". Secondo Claudia Zaffarano, invece: "Anche noi preferiamo non stare in studio con gli autori per non essere invasivi. Possiamo condividere delle impressioni, ma dipende anche dagli artisti. Adesso i brief sono sempre meno. Più che altro cerchiamo novità ed è per questo che è importante lasciare libertà e spazio, soprattutto di organizzazione, agli autori". Il panel ha offerto modo per rispondere a miti e leggende che si sono sviluppate nel tempo attorno alla figura degli editori. Una di queste leggende riguarda il rapporto tra i diversi professionisti: c'è più collaborazione o sana rivalità? "La domanda sottointende se ci si odia cordialmente, oppure no?", ha scherzato Klaus Bonoldi: "Gli autori sono pochi e di conseguenza hanno più editori. Io sono ovviamente aperto a cercare ciò che non abbiamo all’interno del nostro team. Molto spesso ci sentiamo tra editori per organizzarsi e magari venirsi incontro per una collaborazione tra rispettivi autori. È uno dei tanti modi con cui ci si può incontrare e collaborare. Conosciamo più o meno gli autori degli altri editori ed è sempre meglio mischiarsi con i migliori". Dal canto suo Claudia Zaffarano, ha confermato: "Per forza di cose bisogna mantenere un equilibrio. Competizione sana c’è quando si cerca di firmare lo stesso autore, o producer o cantautore. Poi tutto dipende dal tipo di offerte". Gabriele Compierchio ha aggiunto: "Ovviamente c’è collaborazione e competizione, ma ci spiamo anche a vicenda. Ogni tanto c’è anche un po’ di invidia". Una domanda che riguarda l'editoria che si solleva spesso, soprattutto in vista del Festival di Sanremo, riguarda i nomi più conosciuti, per cui si arriva a chiedersi se è vero che gli autori sono sempre i soliti noti che scrivono tutto. Per rispondere al quesito, Claudia Zaffarano ha fatto notare che "ci sono dei nomi che ricorrono. Quando qualcuno è bravo e piazza pezzi giusti agli artisti, interpreti, e diventano grandi successi, ovviamente si instaura una catena per cui l’artista o il discografico vogliono un determinato autore. Vero che qualche volta ci sono pezzi ugualmente forti, ma siccome non sono nomi con grandi successi, passano in secondo piano". Condividendo il punto di vista di Claudia, Gabriele Compierchio ha quindi affermato: "L’artista, o l’interprete, crea un rapporto con delle persone e si mette nelle mani di un autore piuttosto che di un altro perché in passato si sono create cose che hanno funzionato. Capisco quindi che, in vista di Sanremo, per esempio, un artista sia più propenso a collaborare con un autore noto". A tal proposito, Klaus Bonoldi ha precisato: "Non è facile scrivere delle hit. Anche se la musica non è solo hit. Però, nella scrittura delle hit - che nell’ultimo decennio sono stati dominanti, fino ad arrivare a un periodo recente di saturazione - gli autori citati in questo tipo di polemiche, e che ritroviamo spesso a Sanremo, fanno parte di una generazione eccezionale, dal punto di vista del talento". Ha continuato: "Il lavoro dell’hitmaker è complesso e soprattutto è difficile trovare qualcuno con un certo tipo di talento. È stato quindi un periodo singolare. L’arte della scrittura deve necessariamente avere dietro talenti in grado di essere mutevoli con il tempo". Secondo un'altra leggenda metropolitana, chi fa l'autore dovrebbe fare solo l'autore e non avere un proprio progetto per evitare conflitti. Secondo questo aspetto, Gabriele Compierchio ha affermato: "Alcuni degli autori e delle autrici che seguiamo hanno anche un progetto proprio, ma fortunatamente con conseguenze che non gli costringono scegliere di fare una cosa piuttosto che un'altra. Certamente, un autore deve avere consapevolezza, sapere se sta scrivendo per se stesso o per altri. Non è un problema, ma a prescindere, bisogna essere pronti a fare entrambe le cose". Claudia Zaffarano ha raccontato: "Abbiamo quasi sempre avuto artisti che erano anche autori di se stessi, che poi si sono scoperti autori per terzi. E scrivendo per altri hanno poi arricchito anche la propria scrittura". Da parte sua, Klaus Bonoldi ha spiegato: "Ho sempre cercato di avere una visione da factory dal punto di vista del publishing. La prima cosa che cerco di ascoltare è la scrittura, poi per stipulare un contratto cerco sempre di avere un’ottica sulla scrittura. Difficilmente qualcuno ha l’obiettivo iniziale di fare l’autore e di solito ci arriva perché il proprio progetto non sta funzionando completamente. La cosa fondamentale è sempre differenziare il lavoro per se stessi e il lavoro per altri. Gli autori devono riuscire a differenziarsi nel momento in cui creano un proprio percorso artistico per creare qualcosa di diverso quando lavorano per altri".