All’interno del programma del Music Meeting di Linecheck 2025, sabato 22 novembre, alla Capsula di BASE Milano. si è tenuto “L’arte per la trasformazione sociale: manifesto per il neo-situazionismo (omaggio a Gianfranco Manfredi)”, un panel speciale presentato da Music Innovation Hub, perfettamente allineato alla missione dell’impresa sociale che guida e sostiene il festival. Moderato da Margherita Devalle - speaker radiofonica, autrice e presentatrice TV e podcaster - il talk ha riunito Roberto Manfredi, Franco Mussida e i Lombroso per un omaggio collettivo a Gianfranco Manfredi, scomparso a inizio anno. Roberto Manfredi, oggi regista di docufilm dopo una lunga esperienza nella produzione discografica e nella scrittura dei principali programmi musicali televisivi, ha intrecciato memoria personale e riflessione culturale: da fratello di Gianfranco, ha ricordato come la sua forza fosse nel non irrigidirsi mai in un ruolo, un genere, un perimetro. Franco Mussida, fondatore della PFM, ha portato un contributo profondamente emozionale e artistico. Ha ricordato come Manfredi fosse uno dei pochi autori capaci di spingerlo fuori dalle forme note, generando insieme un dialogo creativo unico: Mussida ha composto musiche per molte sue canzoni, mentre Manfredi ha scritto tutti i testi di “Passpartù”, tra gli album più liberi e sperimentali della PFM. Una collaborazione nata da una sintonia rara, fondata sulla stessa fluidità che Manfredi incarnava: la capacità di cambiare pelle senza perdere intensità. Il momento musicale è stato affidato ai Lombroso, progetto musicale di Dario Ciffo e Agostino Nascimbeni, in una formazione a quattro, che hanno eseguito “Nella diversità”, brano simbolico tratto da “Zombie di tutto il mondo unitevi”. Una scelta significativa: per Manfredi, la diversità non era un tema, ma un metodo di lavoro, una postura creativa. "Il dialogo ha attraversato la crisi dei media tradizionali, l’iperproduzione culturale, la necessità di difendere spazi autonomi per il talento emergente. Tutti temi che Manfredi aveva già intuito anni fa, leggendo il presente con una lucidità oggi ancora più evidente", hanno spiegato gli organizzatori: "Da qui la domanda centrale del panel: esiste un neo-situazionismo possibile? Non come scuola o manifesto, ma come pratica quotidiana: usare l’arte per aprire varchi, accogliere l’imprevisto, trasformare il reale. Cercare il nuovo sempre “altrove”, al di fuori dei confini imposti dall’industria".