“Io non leggo niente e non guardo niente. Ho un po' il mio modo di vivere un po' particolare, distaccato da tutti. Sono poco social io, ma da sempre. E’ una scelta mia e non ci posso fare niente”: Carlo Conti, ai microfoni di RTL 102.5, ha voluto chiarire subito la sua posizione riguardo i nomi dei Big annunciati ieri, domenica 30 novembre, per la prossima edizione del Festival di Sanremo. Nessun commento circa la forte presenza di giovani, che ha portato il numero degli artisti in corsa nella categoria principale a trenta, e riguardo l’assenza di nomi di altissimo richiamo circolati - ovviamente in via del tutto ufficiosa - prima che la rosa di partecipanti alla prossima edizione del Festival della Canzone Italiana venisse ufficializzata. Tuttavia le tensioni mai completamente sopite tra gli organizzatori dell’evento - RAI e Comune di Sanremo - e l’industria discografica tricolore - solo lo scorso 18 novembre nel contratto tra servizio pubblico e label era stata fatta affiorare una clausola (definita “inaccettabile” dai rappresentati dei discografici) relativa alla responsabilità delle etichette per eventuali comportamenti inappropriati dei propri artisti sul palco del Teatro Ariston - si sono inevitabilmente riverberate sulla composizione della griglia di partenza della settantaseiesima edizione del concorso canoro più popolare del Paese. “Come sempre il cast del festival si misurerà con l’impatto sullo streaming che vedremo dopo l’evento, e ci dirà se è stata una buona annata o meno”, ha commentato il CEO di FIMI - Federazione Industria Musicale Italiana: “Ci sono diversi giovani interessanti, sicuramente poche donne”. Resta tuttavia di primaria importanza, per l’associazione che rappresenta le filiali italiane delle major, il nodo dei rimborsi da accordare alla case discografiche in gara alla manifestazione. “Possiamo sicuramente affermare che i grandi costi per il Festival incidono sulle scelte delle aziende”, ha spiegato Mazza, alludendo ai nomi inseriti nel cast della prossima edizione del Festival annunciati ieri da Carlo Conti: “E questo è un fatto”. La mancanza di nomi di primissimo piano in gara a Sanremo 2026, in sostanza, potrebbe essere legato proprio ai rimborsi destinati alle label. Lo stesso Mazza, a fine luglio - quando ancora l’accordo tra Comune di Sanremo e RAI non era ancora stato siglato, aveva fatto sapere di ritenere che anche Palazzo Bellevue dovesse “assumere impegni, sia economici che di sviluppo infrastrutturale, per garantire la mutua soddisfazione di tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione di uno dei più importanti eventi musicali internazionali”. In caso contrario, aveva osservato il CEO di FIMI, ci sarebbe stato il “concreto rischio di disimpegno proprio da parte di chi garantisce il reale successo” dell’evento. “Negli ultimi anni il Festival è apparso sempre più progettato per soddisfare le esigenze dei diversi media e per fare ascolti, più che ispirarsi realmente alla storia e alla tradizione che lo hanno reso un appuntamento centrale della musica italiana”, ha commentato Sergio Cerruti, Past President di AFI – Associazione Fonografici Italiani, che si era schierato - prima delle definizione della nuova convenzione tra Rai e Comune - contro un eventualmente spostamento della manifestazione: “A guidare le scelte anche quest'anno, aggravato anche da qualche defezione, sembra essere stato il bilanciamento tra necessità televisive, social e radiofoniche, più che il coraggio di osare; il risultato è una sorta di miscuglio artistico in cui fatica a emergere con nitidezza un progetto riconoscibile. Va però detto che questo equilibrio può essere facilmente ribaltato dalla musica: per questo attendo con attenzione di ascoltare i brani in gara, nella speranza di ricredermi e di lasciarmi sorprendere”. Riguardo il profilo del cast, i numeri riferiti di Mazza in merito alla prossima edizione del Festival sono piuttosto indicativi. Fino alla scorsa edizione, quella del 2025, gli ascolti totalizzati su Spotify dai cast delle varie annate prima della gara si sono sempre rivelati in crescita (o quasi): da 31.249.571 nel 2022 si è passati a 33.693.154 nel 2023, fino al picco di 54.024.261 nel 2024 (l’ultima curata da Amadeus). Nel 2025 gli ascolti pre-Festival si erano fermati a 52.849.610. Per il momento, il cast della prossima edizione del Festival della Canzone Italiana, su Spotify, conta il dato più basso dell’ultimo quinquennio, 29.401.693. Lo stesso discorso vale per le certificazioni rilasciate da FIMI: gli artisti in gara nel 2022, complessivamente, prima della gara ne avevano totalizzate 280. Nel 2023 il dato era salito a 341: nel 2024 la somma delle certificazioni era schizzata a 512, poi salita ulteriormente a 695 nel 2025. Al momento, per il 2026, la quota si attesta a 330 unità, 11 in meno di quelle conteggiate nel 2023.