I discografici, alcuni almeno, cominciano a vedere un’altra faccia della medaglia nel boom epocale dell’iPod e dei suoi fratellini minori. E c’è anche chi, lo ha appena fatto il capo della Victory Records Tony Brummel con un editoriale comparso sul sito americano HITS, ci tiene a rendere pubblici i motivi del suo ostinato rifiuto a collaborare con la Apple e il suo iTunes. “Non si curano delle etichette indipendenti né, se per questo, dell’industria discografica in quanto tale”, scrive Brummel nel suo articolo on-line (che traduciamo liberamente e a frammenti, cercando di conservare il senso del discorso). “Eppure”, continua, “senza di noi, il loro sito e i loro iPod sarebbero inutili. E non si capisce perché le major si pieghino supinamente ai voleri di Steve Jobs dandogli musica gratis invece di negoziare, che so, una percentuale sulla vendita di ogni lettore o prezzi variabili per le loro canzoni (sempre che decidano che possano essere acquistate singolarmente), e pretendere di dire la loro sul modo in cui la musica viene venduta”. <br> Il discografico americano è anche fermamente contrario agli acquisti di download “alla carta”, canzone per canzone, che, sostiene, “cannibalizzano le vendite degli album e in ultima analisi sono dannosi per gli stessi artisti. Gli album sono concepiti dagli artisti come opere compiute. Le copertine, i testi, la sequenza dei pezzi servono di solito a raccontare una storia. E da discografico posso dirvi che le mie canzoni preferite di un disco non sono mai i singoli ma i pezzi che richiedono numerosi ascolti prima di essere capiti. iTunes invece rende la musica una merce usa e getta, gli ruba l’anima. Vi immaginate un tipo che vuole comprare un quadro di Picasso e che dice, senti Pablo, mi piace quel che hai dipinto ma mi interessa solo quell’angolo con l’albero e il dito del ragazzo. Che ne diresti se lo tagliassi e ti dessi un dollaro soltanto invece di dieci?”. Brummel chiude il suo intervento con una difesa appassionata dei negozi di dischi: “Se iTunes rappresenta soltanto il 4 % del mercato, perché curarsene tanto? Concentriamoci sull’altro 96%, sul commercio tradizionale che appoggia e promuove la musica mille volte di più di quanto faccia la piattaforma della Apple. La gente la usa perché gli piace l’iPod. Nel momento in cui Dell o Samsung fabbricheranno un apparecchio migliore, iTunes perderà la sua rilevanza”.