I dati 2005 forniti da PriceWaterhouseCoopers e appena pubblicati da FIMI non lasciano dubbi: il mercato italiano della musica registrata è ancora in mezzo al guado, sospeso in un limbo tra un presente deprimente e un futuro che si immagina roseo ma è ancora di là da venire. Non bastano le (piccole) riduzioni apportate al prezzo dei dischi, - 3 %, a frenare il calo della domanda di supporti tradizionali, cd e dvd musicali, che nell'anno solare appena passato hanno prodotto 291 milioni di euro di fatturato, il 4,5 % in meno rispetto ai dodici mesi precedenti (ancora peggio le cifre espresse in volumi: - 5,6 %, 31 milioni di pezzi; -4,4 % per i cd album, il formato trainante - si fa per dire - del mercato). La sintesi brutale è che in cinque anni l'industria ha perso per strada il 25 % del suo giro d'affari. <br> Due invece le note positive, la crescita (attesa) dei consumi di musica digitale e la tenuta (sperata) del prodotto locale. Le canzoni scaricate legalmente dalla rete sono state, nel 2005, oltre 14 milioni, e il popolo italiano si conferma molto più propenso a smanettare sul cellulare (7,7 milioni di euro di fatturato, tra suonerie e download, il 67 % del totale dei consumi digitali) che sul pc (3,05 milioni di fatturato generati dai "music store" come iTunes e Msn): ma gli 11,6 milioni di euro complessivi, pur rappresentando già il 4 % degli introiti, sono ancora troppo pochi per permettere alla discografia di tirare il fiato. La consolazione arriva, in parte, dalla conferma dell'"eccezione culturale" nostrana, che porta il repertorio locale a crescere del 4 % in valore, uno degli incrementi più alti d'Europa, e ad aggiudicarsi il 51 % del totale con un saldo positivo rispetto al prodotto di provenienza internazionale che pochi altri mercati possono vantare. <br> Nel mondo, l'Italia si piazza all'ottavo posto per dimensioni del mercato; al quinto in Europa, dietro Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna: ma è sempre pesante, secondo i dati ufficiali, l'incidenza della pirateria, che sottrae all'industria oltre 110 milioni d'euro all'anno, il 25 % del valore globale del mercato (nel 2005 le forze dell'ordine hanno sequestrato oltre 2 milioni di cd pirata e più di 150 mila impianti di masterizzazione effettuando 520 arresti). Considerazione finale: come amano ripetere i nostri discografici, è il disco e non la musica a essere in crisi, tanto che un recente rapporto dell'Università Bocconi valuta in 2,2 miliardi di euro gli introiti complessivamente generati dal settore. Il problema, per le case discografiche, è che solo il 30 % di quel flusso di denaro passa per i canali tradizionali (retail e negozi di dischi), e che ad approfittarne sono sempre più soggetti terzi, Internet provider e società telefoniche in primis.