Ecco un altro segnale inequivocabile del crollo di popolarità verticale del cd: gli stessi discografici, e l’IFPI che li rappresenta a livello mondiale, non ne parlano quasi più, trovando comprensibilmente molto più gradevole e divertente discutere di musica digitale, ora che numeri e cifre permettono di farlo a ragion veduta (e pazienza se la fetta preponderante degli acquisti si svolge ancora nei negozi di dischi e negli ipermercati, in centro città o in periferia, davanti a rivenditori testardamente appassionati o commessi distratti). La prima notizia è che, per la prima volta, download e supporti “fisici” si trovano accomunati nel consueto report annuale della federazione dell’industria, relativo al 2005. Si scopre così che i due mercati, quello digitale e quello tradizionale, in qualche modo, si assomigliano: nel senso che i primi della classe sono sempre gli stessi, Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Germania e Francia. L’Italia è al sesto posto anche nel digitale, 13 milioni di euro di fatturato, e condivide con il paese del Sol Levante e quelli del Nord Europa una spiccata predilezione per il telefonino rispetto al pc (già lo si sapeva: 69 % a 31 % il rapporto nel giro d’affari). Sul piano mondiale, la crescita della cosiddetta musica “liquida” è indiscutibile: 1,1 miliardi di dollari nel 2006 contro 400 milioni nel 2005, 470 milioni di download (sul pc o sul cellulare) contro i 160 milioni dell’anno precedente. Abbastanza, in paesi come il Giappone, per bilanciare o quasi le perdite subìte sul fronte del retail tradizionale. Sui telefoni la musica che si ascolta è ancora soprattutto quella delle suonerie, oggi prevalentemente truetones ricavati dalle registrazioni originali (87 % del fatturato); ma intanto anche il download di brani interi per l’ascolto sui nuovi “telefoni musicali” stile iPod cresce a spron battuto, + 180 % tra canzoni e videoclip. Su Internet, conferma l’IFPI, iTunes continua ad avere il pieno controllo della situazione: 86 % di quota di mercato. L’altra notizia confermata è che il digitale è riuscito a scuotere persino il mercato dei singoli: per anni in preda a una specie di rigor mortis e ora in crescita di ben il 75%, grazie ai download che rappresentano il 75 % degli acquisti contro il 45 % di un anno fa. <br> Sui supporti tradizionali, naturalmente, è tutta un’altra musica, molto meno allegra e familiare: - 6 % a valore e – 3,4 % a unità per il cd, calo di fatturati anche per i dvd (- 4,3 %) che però restano stabili in termini di volumi venduti. Il fatturato totale dell’industria ammonta a 21 miliardi di dollari (- 3 %), mentre quello complessivamente generato dalla musica registrata è di molto superiore, 33 miliardi. Best seller dell’anno risulta essere “X&Y” dei Coldplay, davanti a Mariah Carey, 50 Cent, Black Eyed Peas, Green Day, Madonna, Kelly Clarkson, Eminem, James Blunt e Robbie Williams: ma anche qui sarà presto il caso di rifare calcoli e classifiche.