La crisi discografica non è più così nera come la si dipinge? Come la EMI (che prevede di incrementare il fatturato per la prima volta dal 2001, vedi News) anche Universal Music sembra godere di discreta salute se è vero che nel primo trimestre del nuovo anno fiscale ha registrato ricavi per 1,125 miliardi di euro andando oltre le più rosee aspettative. Tanto che, lo rivelano le cifre ufficiali, il numero uno della casa discografica, Doug Morris, ha intascato nell’anno quasi sei volte più di Jean-Bernard Levy, amministratore delegato della società controllante Vivendi: 14,46 milioni di euro contro 2,46 milioni. Al successo globale di Universal Music hanno contribuito i nuovi dischi di Andrea Bocelli e Jack Johnson, il nuovo arrivato Ne-Yo e il redivivo Prince, oltre naturalmente alle vendite in crescita garantite dal settore emergente della musica digitale e dei download a pagamento (pari al 10 % del fatturato: quasi il doppio che per la EMI, vedi News). <br> Vivendi, che controlla anche l’emittente televisiva Canal Plus e il secondo operatore di telefonia mobile francese, SFR, ha complessivamente incrementato del 5,7 % il suo fatturato consolidato, 4,77 miliardi di euro, grazie anche al grande successo riscosso sul mercato dal gioco on-line di role playing “World of warcraft”. I suoi azionisti hanno appena deliberato il cambio di "logo" e di marchio, eliminando il nome Universal dalla ragione sociale della holding: ciò nonostante non sembrano avere intenzione di rinunciare al business musicale, proprio ora che è tornato a produrre utili.