Il frontman degli U2 e i due senatori del pop rock britannico figurano tra i 4.300 artisti firmatari di una petizione per l’estensione dei termini di copyright che assicurano a interpreti originali e case discografiche diritti e introiti sulla vendita dei dischi (vedi News): il documento è stato trasmesso al Ministero del Tesoro inglese proprio mentre il governo di Tony Blair si accinge a rivedere le leggi in materia di diritti d’autore. <br> In Gran Bretagna, come nella quasi totalità dei paesi europei (Italia inclusa), le leggi attuali prevedono che il termine di protezione scada dopo cinquant’anni dalla data della prima pubblicazione delle registrazioni: il che significa che stanno già entrando in pubblico dominio incisioni originali risalenti ai primi anni del rock & roll, oltre a quelle riguardanti molti standard della pop music, con le conseguenze che è facile immaginare (perdita di potere decisionale e di fonti di introito non solo per le case discografiche ma anche per gli artisti interpreti ed esecutori: oltre 7 mila nell’arco dei prossimi dieci anni, secondo le stime della società di collecting inglese PPL). <br> Lo studio di eventuali modifiche normative è stato affidato dal governo inglese a una commissione presieduta dall’ex editore del Financial Times Andrew Gowers, le cui conclusioni sono attese entro la fine dell’anno. Per modificare i termini di durata del copyright è necessaria tuttavia una delibera della Commissione Europea, che molti ritengono più probabile nel caso venga "spinta" con forza dai paesi economicamente più influenti dell’Unione come Francia e, appunto, Regno Unito (negli Stati Uniti il termine generale di protezione è di 95 anni, 70 anni dopo la morte dell’artista per le registrazioni successive al 1976). “Quando ho iniziato la mia carriera”, ha spiegato Tom Jones attraverso un comunicato stampa, “non pensavo a cosa sarebbe successo 50 anni dopo. Ma oggi non capisco perché io non debba possedere la mia musica per sempre”.