Le voci della vigilia lo davano già come un affare fatto, e in molti si erano scatenati a immaginare il futuro di Edgar Bronfman Jr., una volta che avesse lasciato spazio alla coppia composta da Eric Nicoli e Alain Levy (sarebbe tornato in gioco acquistando il 50 % di Sony BMG da Bertelsmann?). Invece niente: l’imprenditore canadese, boss di Warner Music, e le banche d’affari che lo finanziano hanno rifiutato l’offerta di acquisto avanzata dalla EMI, 4,2 miliardi di dollari pari a 28,50 dollari per azione. La conferma ufficiale è arrivata da un comunicato diramato dalla stessa società inglese, che spiega di avere inoltrato una proposta formale di acquisto (parte in contanti, parte in azioni) lunedì scorso, 1° maggio. Il giorno dopo Warner ha risposto altrettanto ufficialmente di non essere interessata a discutere l'affare. Risultato: flessione nella quotazione del titolo EMI (- 2,8 %, 274 pence) e risalita del titolo Warner (+ 1,1 %, 27,29 dollari). <br> Tutto finito? “Il consiglio di amministrazione della EMI”, si legge nel comunicato succitato, “continua a credere che un’acquisizione di Warner Music risulterebbe molto interessante per entrambi i gruppi di azionisti, ma perseguirà soltanto una transazione che procuri valore aggiunto e un incremento degli utili ai propri azionisti”. Una possibilità, dunque, resta aperta: negli ultimi cinque anni, EMI e Warner avevano tentato già due volte di organizzare una fusione societaria (vedi News); allora però la casa discografica americana non era ancora in mano a Bronfman ma alla megacorporation mediatica Time Warner.