Le avvisaglie ci sono tutte: per la discografia (almeno negli Stati Uniti, dove il sistema gode già di notevole diffusione tra il pubblico) la radio satellitare sta diventando uno spauracchio paragonabile a Internet. Di qui la causa (con annessa richiesta di risarcimento danni) che le major hanno deciso di intentare a New York contro il potente network XM Satellite Radio, sostenendo che il servizio XM+MP3 offerto ai suoi clienti è un sistema di download digitale mascherato e non autorizzato che rappresenta una “enorme violazione” dei loro copyright musicali. <br> Alla base del contendere è una nuova generazione di apparecchi che consentono agli abbonati dell’emittente di registrare, archiviare e riprodurre a piacimento la musica diffusa attraverso i suoi canali. XM si difende sostenendo di pagare regolarmente i diritti di pubblica esecuzione alla società di collecting SoundExchange (mentre i fabbricanti dei registratori pagano una royalty per ogni prodotto venduto), si appella alle leggi che consentono la registrazione da fonte radiofonica a uso privato e accusa la discografia di voler limitare l’innovazione e la libertà di scelta dei consumatori al solo scopo di ottenere più soldi dalle sue negoziazioni contrattuali (“XM Radio”, sottolinea un comunicato, “è la società che paga la cifra più consistente in termini di royalty per la trasmissione digitale di musica, e quelle somme vanno direttamente a beneficio dell’industria e degli artisti”). Le case discografiche replicano invece che i nuovi strumenti di registrazione trasformano la pubblica diffusione autorizzata in veri e propri download, i quali richiedono l’ottenimento di singole licenze da parte dei proprietari dei master. “Ma non siamo nemici della radio satellitare, anzi siamo suoi partner”, si è premurata di sottolineare l’associazione di settore RIAA in un comunicato. “Comprendiamo i vantaggi reciproci delle trasmissioni digitali, e proprio per permettere al settore di decollare abbiamo abbattuto il prezzo iniziale delle nostre licenze. Ma ciascuno deve giocare secondo le stesse regole e compensare equamente le etichette, gli artisti, gli autori e gli editori”.