Le aziende telefoniche, si sa, pilotano il mercato discografico con sempre maggiore autorità: non solo disseminando a macchia d’olio, attraverso le suonerie, i successi pop del momento, ma anche provando a scoprire e a lanciare artisti sconosciuti attraverso “contest” da loro organizzati. Emblematico il caso dei Parlour Boys, una bar band di belle speranze proveniente da Lexington, Kentucky, che dopo essere entrata nella comunità virtuale di MySpace (altro attore imprescindibile, ormai, del mercato americano), è balzata a improvvisa notorietà internazionale vincendo un concorso per emergenti indetto dall’operatore di telefonia mobile Verizon. In palio c’era il diritto ad avere la propria canzone inclusa nel servizio Vcast Music come suoneria, “risponderia” telefonica, video e brano digitale scaricabile a pagamento: ma non c’è stato neppure bisogno di questo perché le case discografiche facessero a gara per mettere sotto contratto il gruppo, presentato da Verizon nel corso del suo showcase dal vivo al South by Southwest di Austin. Risultato: i Parlour Boys, prudentemente, non hanno ancora firmato con nessuno ma hanno dovuto assumere un manager a tempo pieno per gestire la loro agenda sempre più fitta di impegni. “Sappiamo che per loro siamo un po’ come delle cavie, utili a verificare se quell’immagine indie che stanno cercando di costruirsi funziona”, ha commentato realisticamente il batterista del gruppo John Buckman a Billboard. “Ma intanto abbiamo ottenuto un sacco di pubblicità e di copertura stampa a livello locale e nazionale. E le nostre canzoni su MySpace hanno conosciuto un’esplosione di popolarità”.