Per quanto sia per ora assolutamente ipotetico, l’accorpamento di EMI e Warner Music (vedi News) ha già trovato i suoi primi oppositori ufficiali: si tratta di Impala, la lobby europea delle etichette indipendenti che sta ancora cercando di far invalidare il “merger” Sony BMG (vedi News) e che ha già dichiarato pubblicamente la sua intenzione di opporsi vigorosamente anche a quest’altra eventuale fusione tra major. L’ulteriore concentrazione del settore, dicono i soci di Impala, lascerebbe in mano a tre sole società il 75 % del fatturato industriale moltiplicando in misura ingiustificata i costi di accesso al mercato da parte delle società indipendenti. “Nel momento in cui le voci di mercato dicono che Vodafone sia pronta a comprare Vivendi, che Warner ed EMI vogliono convolare a nozze e che Bertelsmann vuole vendere la sua quota in Sony BMG (notizia, quest’ultima, smentita ufficialmente dagli interessati: vedi News), a chi interessano più la cultura e la musica?” si chiede Michel Lambot, presidente dell’associazione e copresidente della Pias, arrivando a invocare una sorta di trattato di Kyoto anche per l’industria culturale. E proprio per frenare ulteriori fusioni aziendali Impala ha lanciato una petizione on-line rivolta ad artisti, autori, rivenditori e consumatori di musica: l’indirizzo è www.forculturaldiversity.org.