Secondo l’Associated Press l’ipotesi di un aut aut francese alla Apple e di un conseguente ritiro del negozio digitale iTunes dal mercato transalpino si sta decisamente affievolendo. Come si ricorderà (vedi News), nel marzo scorso l’Assemblea Nazionale (equivalente alla nostra Camera dei Deputati) aveva votato un emendamento alla legge sul diritto d’autore che imponeva a tutti gli operatori del mercato digitale di “aprire” gratuitamente ai concorrenti i loro software anticopia così da permettere la piena interfunzionalità tra file audio scaricati da Internet e riproduttori di musica digitale (mentre oggi, ad esempio, la musica scaricata da iTunes può essere ascoltata solo sul lettore Apple, l’iPod). Successivamente, però, il Senato aveva ammorbidito il contenuto delle nuove disposizioni (vedi News), e su questa linea, scrive l’AP, si sarebbe ora accordata anche la commissione bicamerale che si sta interessando della materia. La soluzione di compromesso caldeggiata da Christian Vanneste per conto della coalizione di governo di centrodestra introduce una variante che consentirebbe alla Apple, titolare del software “chiuso” Fairplay (ma anche a Sony, che adotta il formato proprietario ATRAC3) una via di uscita: l’obbligo di condivisione e di “interoperabilità” dei programmi e dei file di protezione sussisterebbe solo se venisse esplicitamente richiesto dai titolari stessi dei copyright, artisti ed etichette discografiche, e per assicurarsi la loro adesione allo status quo basterà adeguare i contratti di licenza in vigore inserendo la nuova clausola. <br> Per diventare legge dello stato, la versione “annacquata” delle nuove disposizioni sul copyright dovrà comunque essere votata a maggioranza assoluta da parte delle due Camere. Nel frattempo, le polemiche non si placano. Vanneste difende il suo progetto sostenendo che “è perfettamente legittimo che sia l’artista a decidere delle limitazioni potenziali alla diffusione delle sue opere”, mentre la BSA, associazione internazionale dei produttori di software che include Apple e Microsoft, osserva che le nuove regole attribuiranno maggior potere negoziale alle case discografiche con il rischio, per i consumatori, di veder crescere il prezzo dei file scaricati da Internet (come da tempo, e per ora inutilmente, chiedono ad Apple le major discografiche EMI, Sony BMG e Warner Music riguardo alle novità discografiche). Di parere completamente opposto l’associazione dei consumatori Pfrunder: poiché Apple continua a dominare il mercato della musica digitale, sostengono i suoi esponenti, mettersi contro di lei significherebbe perdere l’accesso strategico ai lettori iPod, e questo spingerà case discografiche e artisti ad accettare supinamente anche le nuove restrizioni imposte per contratto dalla società californiana.