Mentre i potenti del mondo confluiscono sul G8 di San Pietroburgo, l’industria discografica cerca di approfittare dell’occasione per portare l’attenzione di politici e media sul problema della pirateria musicale, che proprio in Russia continua ad avere uno dei suoi maggiori focolai internazionali. Secondo i dati in mano all’IFPI (International Federation of Phonographic Industry) nel paese sono in funzione 56 fabbriche di cd in grado di produrre 700 milioni di dischi all’anno, la maggior parte dei quali contraffatti (mentre nel 2004 le vendite legali sono state di appena 58 milioni di pezzi); una di queste, Russobit-Soft, è stata appena condannata a pagare 4 milioni di rubli (148 mila dollari) di risarcimento per avere prodotto e distribuito copie pirata di dischi di Depeche Mode, Destiny’s Child, Michael Jackson, Radiohead, Whitney Houston e altri artisti. <br> Ma a preoccupare le case discografiche è soprattutto la pirateria on-line, e in particolare la popolarità internazionale del sito allofsmp3.com, citato in giudizio dall’industria danese e da quella inglese: quest’ultima ha fatto pressione sul ministro degli esteri Margaret Beckett perché porti il “caso” direttamente all’attenzione di Vladimir Putin. “Quel sito”, ha scritto il presidente della BPI (British Phonographic Industry) Peter Jamieson alla Beckettt, “è doppiamente dannoso perché fa credere ai consumatori di pagare le royalty agli artisti e alle case discografiche. Cosa che non corrisponde al vero”.