“My Space e YouTube? Per noi è gente che infrange i nostri diritti e che ci deve decine di milioni di dollari”. Con questa bellicosa, inattesa dichiarazione il presidente di Universal Music, Doug Morris, ha zittito la platea di addetti ai lavori convenuta martedì sera (12 settembre) a un “media summit” organizzato da Merril Lynch a Pasadena, in California. I siti di “social networking”, vezzeggiati da artisti e discografici per l’enorme cassa di risonanza che offrono a chi ne fa uso, finiscono per la prima volta sotto accusa. Morris, riferiscono i reporter del sito HITS Dailydouble, ne ha spiegato i motivi, partendo da lontano: “C’è qualcosa che non funziona, quando una società prospera usando i nostri contenuti e senza riconoscerci una quota dei profitti. L’esempio classico di questo atteggiamento è stata MTV. Venticinque anni fa ha costruito sul nostro software una società che vale miliardi di dollari, in cambio di briciole. Abbiamo imparato la lezione”. “Recentemente”, ha continuato Morris, “aziende come Yahoo! e AOL hanno cominciato a offrire video-on-demand, usando i nostri clip e intervallandoli con inserzioni pubblicitarie. Abbiamo chiesto di essere pagati e ci hanno risposto di no. Abbiamo ritirato i nostri video e hanno cambiato idea: ora ci spartiamo con loro gli introiti pubblicitari”. Adesso, ha concluso Morris, è arrivato il turno di MySpace e di YouTube: “Come ci comporteremo con loro lo saprete presto. Dobbiamo ottenere una equa remunerazione da tutti i nuovi utilizzatori dei nostri contenuti. Chi ci frega la prima volta ci fa un torto. Ma se ci facciamo fregare una seconda volta, allora è colpa nostra”. Tradotto: Universal potrebbe presto citare in giudizio YouTube: e quest’ultima cercherà probabilmente in tutti i modi di evitare grane legali, nel momento in cui si parla di un suo possibile collocamento in Borsa o di una vendita tout court a un gruppo bancario.