Ricordate MP3.com, antico spauracchio (ancor prima di Napster e di Shawn Fanning, vedi News) dell’industria musicale? Lanciato nel 1997 da Michael Robertson, il sito consentiva ai consumatori di tradurre in formato di file digitali e di ascoltare da qualunque computer collegato a Internet la propria collezione di canzoni e cd; non essendo autorizzato da artisti e case discografiche, venne portato in tribunale e finì per pagare milioni di dollari ai titolari dei copyright di cui aveva violato i diritti. <br> Una sorte analoga, la sua, a quella dell’impresa di Fanning: nel 2001 la società venne venduta a Vivendi Universal, e due anni finì in mano a CNET Networks, perdendo nel frattempo il suo fascino “piratesco” e trasformandosi sostanzialmente in un contenitore di notizie e articoli di taglio musicale simile a tanti altri. Ora è arrivato il momento del tentato rilancio: MP3.com si ripropone con una piattaforma che, sul modello oggi dominante di MySpace e YouTube, intende promuovere lo scambio di musica e video indipendenti autorizzato, stavolta, dagli autori. <br> Robertson (vedi News), dal canto suo, non rinuncia al suo ruolo di guastatore e pioniere digitale. Prima ha creato un software aperto di riproduzione della musica digitale che già nel nome, Mp3Tunes, è una sfida ad Apple; poi ha ingaggiato il celeberrimo hacker Dvd Jon per sviluppare, con Oboe, la sua idea di musica digitale disponibile sempre e comunque su Internet (in un “digital locker”, o cassetta di sicurezza protetta): l’una e l’altra iniziativa, per ora, non hanno però riscosso il successo del vecchio MP3.com.