La questione della corresponsabilità dei service provider per i contenuti trasmessi in rete, amplificata negli ultimi giorni dal caso del video sulle violenze a un ragazzo disabile diffuso da Google, resta in cima all’agenda dell’industria dell’entertainment colpita dalla pirateria: la FIMI, Federazione Italiana dell’Industria Musicale, ha appena chiesto al governo italiano di attivarsi presso la UE per una revisione delle normative europee che disciplinano la materia. “Recentemente”, ha commentato il presidente Enzo Mazza, “l'Istat ha fotografato una realtà dove piratare musica è una pratica cresciuta in maniera esponenziale tra i giovani, e se da un lato ci si interroga sulle colpe dei ragazzi e delle loro famiglie, dall'altro andrebbero identificate anche le responsabilità di chi finge di non vedere” . E cioè, secondo la FIMI, gli Internet Service Provider o fornitori di accessi alla rete: “La loro unica risposta”, dice Mazza, è stata finora “un codice di autoregolamentazione con cui si preoccupano unicamente di evitare fastidi, anche se i recenti fatti di cronaca mostrano come gli stessi debbano essere ricondotti alle loro precise responsabilità".