Senza contratto discografico in Nord America, l’artista inglese ha deciso di procurarsi da sé i soldi per finanziare le registrazioni e la promozione del successore di “Up”, ancora senza titolo ma annunciato per il 2007. Ha subito trovato orecchie pronte ad ascoltarlo alla Ingenious, la “venture capital” londinese che vanta tra i suoi soci Simon Fuller di “Pop idol” e che ha per finalità istituzionale proprio il sostegno economico a progetti artistici ad alto potenziale commerciale lasciati liberi dalle major a corto di denaro: tra le sue imprese recenti si segnalano i contributi finanziari ad altre produzioni discografiche “top” come quelle di Simply Red e Travis (il prossimo album), ma anche investimenti a rischio negli album di debuttanti di belle speranze (Indiana Gregg, Passanger And Department) e compartecipazioni con etichette discografiche come la Independiente. Con Gabriel e la sua Real World, Ingenious ha costituito una apposita joint venture, High Level Recordings Limited, che ha già raccolto 2 milioni di sterline (oltre 3 milioni di euro) e che ambisce a finanziare altri progetti in futuro. <br> Grazie a questo accordo Gabriel si aspetta di incassare dall’album il doppio rispetto a quanto accade con un contratto discografico standard: perché, come ha spiegato il direttore commerciale di Ingenious Duncan Reid, “se paghi una piccola percentuale a un distributore e copri da solo i costi di marketing ti rimane in mano la fetta preponderante degli introiti” (a distribuire il disco fisicamente nei negozi sarebbe la Warner Bros. Records.). <br> Gabriel non è naturalmente il primo artista di primo piano a chiedere aiuto al mercato finanziario: in questo senso l’antesignano può considerarsi David Bowie, che nel 1997 emise delle obbligazioni usando come garanzia le sue royalty future (vedi News).