L’annunciato programma di ristrutturazione della EMI dopo l’avvicendamento tra Alain Levy ed Eric Nicoli alla guida dell’azienda (vedi News) ha già prodotto i suoi primi, importanti frutti negli Stati Uniti, dove le etichette Capitol e Virgin sono state fuse in un’unica società, Capitol Music Group, affidata alla responsabilità di Jason Flom (ex presidente Virgin), restando comunque in vita come marchi discografici distinti (come avviene del resto in Europa e in Italia). <br> La EMI, che ha i suoi quartieri generali in Inghilterra, manterrà in funzione tanto gli uffici di New York che quelli di Los Angeles ma d’ora in poi agirà negli Usa come un’unica entità (il Capitol Music Group, appunto) così da diventare, sottolinea un comunicato diramato al suo staff da Nicoli, una delle realtà più importanti dell’industria musicale statunitense in termini di roster artistico e di quota di mercato. “Restiamo strenuamente impegnati”, aggiunge Nicoli, “a sviluppare artisti di tutti i generi musicali in America (pop, rock e urban), dal momento che si tratta di una fonte essenziale di repertorio per tutto il mondo”: se, come il neo presidente ha ammesso, la riorganizzazione comporterà “nuove riduzioni nella forza lavoro”, queste non dovrebbero dunque riguardare la divisione A&R. Con la nomina di Flom (“gli artisti che ha messo sotto contratto e con cui ha lavorato nel corso della sua carriera hanno venduto oltre 150 milioni di dischi nel mondo”, ha ricordato Nicoli), esce di scena l’ex presidente Capitol Andy Slater, che pure aveva ottenuto buoni risultati negli Stati Uniti con artisti non americani come Coldplay, Kylie Minogue e Corinne Bailey Rae (non con Robbie Williams, ma questa è un’altra storia). <br> Oltre ai licenziamenti, spiega ancora il presidente EMI nella sua lettera ai dipendenti, la ristrutturazione comporterà il ridisegno di numerose mansioni e la ridistribuzione di ruoli e responsabilità. “Non saranno cambiamenti facili”, scrive Nicoli ammettendo che tutte le riorganizzazioni di questa portata recano inevitabilmente ansia nel personale; “ma si tratta”, conclude, “di misure assolutamente necessarie se vogliamo avere successo in un mondo in cui i fan sono sempre più esigenti e si aspettano di avere un accesso istantaneo alla loro musica e ai loro artisti preferiti” (tramite, naturalmente, i nuovi servizi digitali), “Dobbiamo essere pronti a soddisfare rapidamente gli appetiti in trasformazione dei consumatori”.