Non basta, a Steve Jobs, iniziare a vendere in rete musica priva di codici DRM (e dunque riproducibile anche su lettori diversi dal suo iPod, vedi News) per evitare grane con la Commissione Europea. L’Autorità Antitrust, infatti, ha appena fatto pervenire ad Apple e alle major discografiche un atto di citazione formale con cui le accusa di limitare la libertà di scelta dei clienti europei dell’iTunes Music Store, costretti a rivolgersi per i loro acquisti on-line al “negozio” che opera nel loro paese di residenza senza potere guardare oltre frontiera alla ricerca di offerte diverse e di prezzi più convenienti. Si tratta, secondo la CE, di una palese violazione delle norme comunitarie che impediscono pratiche commerciali restrittive. <br> Immediata la replica della Apple, che ha affidato la sua difesa a un comunicato stampa nel quale si legge che la società californiana “ha sempre cercato di mettere in funzione un unico iTunes paneuropeo accessibile a tutti i cittadini degli stati membri”. “Tuttavia”, prosegue la nota, “le etichette discografiche e gli editori musicali ci avevano avvertito che in questo caso ci sarebbero stati determinati limiti legali ai diritti che avrebbero potuto concederci”. <br> A sollecitare l’intervento dell’Antitrust era stato, nel 2005, un reclamo depositato da un’associazione di consumatori inglesi, Which?, che aveva sottolineato la differenza sfavorevole di prezzo per i cittadini britannici, costretti a pagare 79 pence, 1,17 euro, per il download di un brano contro i 99 centesimi di euro richiesti a un cliente di iTunes residente in Francia o in Germania.