Dati interessanti e non sempre scontati emergono da uno studio sul file sharing presentato venerdì scorso a Roma dall’Osservatorio su Libertà e Comunicazione della Fondazione Luigi Einaudi (vedi News): dalle interviste telefoniche effettuate con 1.600 utenti Internet risulta che nell’ultimo anno solo il 33 % degli italiani “connessi” alla Rete l’ha utilizzata per scaricare musica o film, il 25 % gratuitamente attraverso i network peer-to-peer e il 7 % a pagamento da piattaforme legali (del restante 67 %, oltre il 60 % si dichiara esplicitamente non interessato a farlo). Tra i “downloader” a pagamento la richiesta di musica risulta ben distribuita tra hits del momento (35 %), brani relativamente recenti (usciti cioè negli ultimi sei anni: 34 %) e brani storici (31 %), ma sono pochi (il 16 %) quelli che considerano adeguato il prezzo attuale dei file, 0,99 euro (il 50 % valuta più corretto un prezzo tra i 30-50 centesimi a canzone, il 21 % accetterebbe più volentieri un listino compreso tra 50 e 80 centesimi). <br> Tra i downloader “free”, invece, il 38 % dichiara di essere teoricamente disposto a sborsare tra i 30 e i 50 centesimi a pezzo (e il 28 % anche di più), mentre uno su tre, il 33 %, non ne vuole proprio sapere di pagare. Nella categoria dei fruitori di musica gratuita prevalgono come risaputo i giovanissimi (il 43 % è di età compresa tra i 15 e i 24 anni) e gli studenti (45 %): il ricorso al file sharing è motivato in primo luogo proprio dall’opportunità di procurarsi musica gratuitamente (45 %), poi dalla comodità della fruizione casalinga (34 %), dalla possibilità di saggiare preventivamente il gradimento dei brani (21 %), dalla ampiezza del repertorio disponibile (19 %), dalla possibilità di trovare in Rete musiche introvabili nei negozi (15 %) e infine dalla possibilità di condividere la musica scaricata con i propri amici (14 %). Motivazioni non solo di carattere economico, come si vede, ma legate anche alla effettiva reperibilità su Internet di molto materiale non disponibile nei negozi e su cd.