Benissimo nel Regno Unito (dove nove dei dieci album più venduti del trimestre sono stati pubblicati dalle sue etichette), male negli Stati Uniti, in Giappone e in Francia: cosicché il colosso mondiale della discografia, 1,03 miliardi di dollari di fatturato nel primo “quarter” dell’anno, peggiora i suoi conti dell’8,7 % rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (quando, bisogna sottolineare, nelle sue casse affluirono 68 milioni di dollari ricavati da un accordo extragiudiziale con la TVT Records, vedi News). Gli hits del periodo, Fall Out Boy, Nelly Furtado, Akon, Amy Winehouse, Kaiser Chiefs e Mika, non sono bastati a raddrizzare una situazione compromessa dalle condizioni oggettive del mercato, dalle fluttuazioni dei cambi internazionali e dallo slittamento di uscite importanti. Unica nota positiva, come sempre di questi tempi, l’ulteriore balzo in avanti (+ 57 %, 218,9 milioni di dollari) delle vendite di musica digitale, che ora rappresentano il 15,7 % del totale del giro d’affari di Universal Music, contro il 9,9 % dell’anno scorso.