Edgar Bronfman Jr., boss della major americana Warner Music, ha un premio di consolazione pronto per la EMI, nel caso il tentativo di fusione tra le due società discografiche non vada in porto: 100 milioni di sterline (146 milioni di euro), scrive il Sunday Times, nel caso il “merger” venga bloccato dall’Antitrust o non si verifichi per altre cause di forza maggiore. <br> La clausola autoimposta dalla Warner dimostra la sua buona volontà nel condurre a termine l’operazione, rafforzando un’offerta che, si dice, è già superiore in termini economici a quella delle altre società interessate all’acquisto (come noto, i nomi che circolano in questi giorni sono quelli delle venture capital One Equity, Cerberus e Fortress: vedi News): 260 pence per azione, contro i 255 offerti dagli altri candidati. La EMI, stavolta, sembra voler prendere seriamente la proposta, dal momento che ha permesso agli uomini di Warner di prendere visione dei suoi libri contabili (vedi News): i suoi attuali azionisti di maggioranza sono più favorevoli alla cessione dell’impresa a un’altra casa discografica, soluzione che permetterebbe di abbassare i costi di esercizio nel medio termine, anche se restano dubbiosi su quel che ne penserà la Commissione Europea.