<i>Indies (in questo caso rappresentate dalla PMI) ancora in guerra contro il "Wind Music Award" organizzato da Friends&Partners e in programma mercoledì prossimo, 6 giugno, a Roma (vedi News). Il presidente dei Produttori Musicali Indipendenti, Mario Limongelli, è furioso e amareggiato per quello che giudica essere "un atteggiamento irrispettoso del promoter Ferdinando Salzano nei confronti delle aziende indipendenti, che pure rappresentano oggi il 28 % del mercato nazionale”, e promette battaglia: chiedendo un incontro con il sindaco di Roma Walter Veltroni e il ministro per i Beni e le Attività Culturali Francesco Rutelli per informarli dell’accaduto e “denunciare il comportamento dell’organizzazione”. Alle segreterie di Veltroni e del Ministero PMI ha già fatto pervenire un comunicato stampa il cui testo riportiamo integralmente qui di seguito:</i><br> <br> <br> “Wind Music Award non è il Premio dell’Industria Discografica bensì una manifestazione televisiva riservata alle Major” <br> <br> <br> E’ quanto denuncia Mario Limongelli, Presidente PMI - Produttori Musicali Indipendenti l’associazione che rappresenta le più importanti aziende indipendenti italiane. <br> “In assenza di certificazione attendibile e senza una Academy nessun evento può definirsi Premio dell’Industria discografica, ma semplicemente manifestazione promozionale”. <br> <br> La cosa grave è che l’organizzazione del Wind Music Award ha invece fatto intendere in tutti i propri comunicati che l’evento fosse concordato con l’industria discografica, mentre, di fatto, si tratta solo di una manifestazione canora come tante altre. <br> I criteri stabiliti per attribuire i premi del Wind Music Award, peraltro a noi ignoti, non rappresentano sufficienti elementi di garanzia e trasparenza. La decisione arbitraria di premiare gli artisti che hanno totalizzato 150.000 copie vendute, senza una netta definizione del periodo di vendita né una certificazione ufficiale rappresenta l’ennesimo pasticcio all’Italiana. <br> <br> “Inoltre”, prosegue Limongelli, “In un momento di profonda crisi culturale e di vuoti di potere dell’industria discografica, l’idea che l’unico valore riconoscibile per la musica sia la quantità dei CD venduti è da ritenersi abominevole. Troppi sono gli artisti che pur non raggiungendo determinati dati di vendita rappresentano al meglio la cultura musicale Italiana esprimendo un altissimo livello qualitativo”. <br> Cosa ne sarebbe dei Grammy Awards americani se accanto a Hillary Duff e Justin Timberlake non fossero premiati anche i Bob Dylan e i Tom Waits? <br> <br> Sconcertante poi la posizione di FIMI (Associazione delle Major discografiche n.d.r., che in passato con gli indipendenti aveva organizzato le edizioni ufficiali degli Italian Music Award) dileguatasi senza alcuna dichiarazione o doverosa presa di posizione. Del resto oggi Fimi rappresenta praticamente le sole Majors...<br> <br> PMI prende atto della situazione e di tali comportamenti e ritiene immotivata la scelta dell’Organizzazione di non confrontarsi, né coinvolgere le associazioni degli Indipendenti, da sempre i veri laboratori di ricerca e sviluppo di Artisti Italiani. “Ci dissociamo e prendiamo le distanze –conclude il Presidente Limongelli- con l’impegno di sensibilizzare le altre associazioni di categoria e tutte le Istituzioni affinché vengano banditi tali metodi, ma soprattutto perché sia fatta un’opera di sensibilizzazione attribuendo alla musica ed all'industria musicale la giusta dignità e, come in tutti i maggiori paesi del mondo, si possano istituire premi della musica ufficiali certificati da una Academy. <br> PMI invita fin d’ora il Ministero dei Beni Culturali e il Sindaco di Roma, capitale politica e culturale del nostro paese a lavorare a fianco degli artisti e dell’industria per ridare vita agli Italian Music Awards. <br> <br> <br> <i>Immediata (ma pacata) la replica di Ferdinando Salzano, che Rockol ha sentito al telefono questa mattina</i>: “Con Mario Limongelli ci siamo parlati ieri sera al telefono e auspico ci si veda al più presto per discutere serenamente e faccia a faccia. Con lui mi sono già scusato, ma il fatto che non abbia interpellato la sua associazione in contemporanea con la FIMI non è dovuto a una mancanza di rispetto nei suoi confronti: in quel momento ero impegnato ad assicurarmi l’adesione degli artisti che hanno raggiunto il quorum di vendite prefissato, e senza i quali il programma non si sarebbe potuto fare. Tra l’altro il problema degli ospiti scelti a mia discrezione, a questo punto, non si pone: dato il numero elevato dei premiati (11 confermati, uno ancora in forse), non ci sarà spazio per altro. Questa mattina stessa proporrò al direttore di Italia 1 Luca Tiraboschi di ricavare uno spazio televisivo di seconda serata per uno speciale aperto anche a talenti emergenti e artisti di nicchia: magari da registrare allo stesso Auditorium di Roma in coda agli Award, se sarà possibile”. <br> Quanto alle polemiche sui criteri di selezione dei premiati, ribadisce Salzano, “aspettate a vedere i nomi dei premiati prima di contestarli. Se fossi ricorso ai giudizi di una Academy e al meccanismo delle nomination, i grandi nomi non sarebbero venuti. L’ho sperimentato in due anni di collaborazione con gli Italian Music Awards, mi risulta stia succedendo anche con i Venice Music Awards di Elio Cipri, che pure è un programma ben fatto e autorevole a cui auguro tutto il bene possibile. Più serate ci sono in televisione per la musica, meglio è, in un momento in cui le reti sono costrette a tagliare i fondi e anche il Festivalbar riduce le serate. Senza uno sponsor come Wind noi non ce l’avremmo mai fatta, Italia 1 non era in grado di coprire da sola il budget di prima serata: tra tecnici, musicisti, ospiti, premiatori, prove, viaggi e alberghi (a Roma abbiamo prenotato 180 camere) fare musica in tv è molto costoso”.