La marcia di avvicinamento al Jammin' Festival di Venezia (14-17 giugno nell'area del Parco San Giuliano) prosegue con accurata pianificazione mediatica. E così dopo la presentazione ufficiale avvenuta lo scorso febbraio a Milano, ospite il sindaco della città lagunare Massimo Cacciari (vedi News), e il successivo sopralluogo organizzato ad uso e consumo dei giornalisti a inizio maggio (vedi News), è il momento degli aggiornamenti dell'ultima ora. Il munifico sponsor (notissima azienda produttrice di birra) sottolinea lo sforzo economico che consente di offrire concerti a un prezzo medio di 2,33 euro (cifra ottenuta dividendo il prezzo complessivo dell'abbonamento, 140 euro, per il numero di esibizioni, 60), la volontà (impopolare) di tenere alto il prezzo delle bevande per frenare gli eccessi alcolici e l'impegno nei confronti dei giovani artisti, confermato dal ricco programma del "Second stage" e dall'importanza rivestita dal "contest" per emergenti (ai vincitori è garantita la pubblicazione di un cd oltre che la partecipazione all'Open Air Festival in Polonia). Poi è ora di scoperchiare le cifre: l'ufficio stampa del Festival comunica 160 mila biglietti venduti in prevendita, circa la metà per la serata finale con Vasco Rossi; ma poco prima l'organizzatore Roberto De Luca aveva parlato di "oltre centomila" prenotazioni per Vasco (non si sono messi d'accordo prima o il suo è piuttosto un augurio, una previsione?), di 20 mila per la prima sera (headliner Iron Maiden), 25 mila per la seconda (Pearl Jam), 30 mila per la terza (Smashing Pumpkins e Aerosmith). Anche se, aggiunge, "ci sono ancora biglietti disponibili per tutte le serate, anche per quella conclusiva, che non è esaurita come ho letto su qualche giornale. Abbiamo l'agibilità per 120 mila persone, si potrebbe portarla a 150 mila adeguando in proporzione servizi e facilities, bagni chimici, vigili del fuoco, ambulanze e assistenza medica. Impianto audio e schermi sono predisposti appunto per tale affluenza, e questo è uno dei motivi per cui abbiamo cambiato location: non sarà necessario stiparsi come sardine e stazionare sotto il palco, anche dalla collina del Green Village c'è modo di vedere e ascoltare bene". <br> Nell'ultimo mese, se fanno fede i numeri comunicati in precedenza, la domanda si è mossa ma fino a un certo punto....(20 mila biglietti circa). "Però l'esperienza dei nove anni di Imola", ribatte De Luca, "ci insegna che si possono vendere anche 10 mila biglietti il giorno stesso del concerto. Soprattutto in un caso come questo: la gente sa che lo spazio è immenso e che c'è posto per tutti. Certo molto dipenderà anche dalla clemenza del tempo, le previsioni che ho sotto mano per fortuna danno bel tempo dopo l'11 giugno...". Il promoter conferma la sua fede nel cast allestito per l'occasione: "Un po' le circostanze, un po' la forza di volontà ci hanno permesso di costruire un programma eccellente: ho voluto fortemente i Killers e i Linkin Park insieme con i Pearl Jam, e gli Smashing Pumpkins con gli Aerosmith. Non ce l'ho fatta solo con i Muse, che in quei giorni sono in concerto a Londra, e con i Red Hot Chili Peppers. Perché gli Who a Verona e non a Venezia? Una scelta assolutamente personale: come Madonna o i Rolling Stones, in un festival italiano non me li vedo proprio". <br> Saltano fuori ancora una volta i paragoni con Glastonbury e Roskilde, i maggiori festival europei. "Lungi dal paragonarci a loro, per varietà di proposte musicali. Li invidio molto, per l'organizzazione artistica, molto meno per quella tecnica. Quando sono stato a Roskilde e ho visto come transennavano l'area dei concerti, non ci volevo credere...". De Luca, insomma, chiede tempo per crescere ancora: soprattutto se con il Comune di Venezia (contratto di un anno, opzione per altri sei) la corrispondenza d'amorosi sensi dovesse continuare e la sua creatura riuscirà davvero a diventare una porta aperta su tutta Europa.