Poco meno di 33 milioni di euro (32,8, per la precisione) da spartire tra case discografiche e artisti interpreti: è la somma incassata nel corso del 2006 dalla SCF, società di "collecting" che raccoglie i diritti dai pubblici utilizzatori di musica registrata in Italia. Rispetto all'anno precedente si tratta di un piccolo incremento, meno dell'1 %, che il presidente della società Gianluigi Chiodaroli imputa "in gran parte a fattori esogeni". "Decisive", spiega, "sono state la contrazione registrata nella raccolta dei diritti presso le discoteche, attività che fino alla fine del 2006 è stata svolta su nostro mandato da SIAE, e la riduzione della raccolta dei diritti di copia privata, anch’essa gestita da SIAE". Dall'inizio del 2007, SCF si è organizzata per provvedere direttamente alla raccolta di royalty presso discoteche e discopub, affiancando al suo staff interno una rete di promotori destinati a fare opera di "sensibilizzazione" sul territorio. Ma già i dati di bilancio 2006 segnalano un incremento del 45 % nel gettito complessivo proveniente dal settore delle "public performance", grazie soprattutto agli accordi quadro stipulati con Confcommercio, Federdistribuzione e Camera Nazionale della Moda in rappresentanza degli esercizi commerciali che diffondono musica registrata; nel frattempo sono anche aumentati (+ 20 %) gli introiti dal settore del broadcasting, grazie soprattutto alle televisioni locali, musicali e satellitari.