Per la prima volta in Europa, un tribunale ha ritenuto un Internet Service Provider corresponsabile degli atti di pirateria musicale commessi in rete dai suoi clienti. <br> Sul caso, che vede fronteggiarsi da tre anni la società degli autori locali Sabam e la filiale belga di Tiscali (ora ribattezzata Scarlet), si è espresso il tribunale di primo grado di Bruxelles: che ha dato ragione alla prima, concedendo all’ISP sei mesi di tempo per implementare una software, fornito da Audible Magic o da altre società, che consente di espellere dalle reti p2p i brani musicali non autorizzati dai detentori dei diritti, bloccandone la circolazione in Rete; ogni giorno di ritardo rispetto ai tempi prefissati costerà a Scarlet 2.500 euro di multa. <br> Il provider ha cercato vanamente di difendersi, ricorrendo ad argomentazioni che in altre sedi erano state giudicate valide dagli organi giudicanti (la responsabilità di eventuali atti criminosi è esclusivamente di chi li commette; impossibile controllare il comportamento di tutti gli utenti) e invocando il diritto alla privacy dei cittadini. Ma il giudice belga è stato inamovibile, e ora la sua sentenza potrebbe avere ripercussioni importanti in tutta l’Unione Europea: se lo augura l’IFPI, la federazione internazionale dei discografici, che lamenta un mercato illegale della musica on-line, 20 miliardi di canzoni pirata condivise attraverso i servizi di file sharing nel 2006, venti volte superiore a quello del download legale.