Grazie alla testimonianza in carne e ossa fornita dall’ex chitarrista dei Led Zeppelin, uno dei più famosi “bootlegari” d’Europa, Robert Langley alias “Mr. Toad”, è stato costretto a dichiararsi colpevole in tribunale di violazione di copyright e di marchi registrati. <br> Il caso risale al febbraio del 2005, quando su istigazione della BPI, l’associazione dei discografici inglesi, Langley venne arrestato dalla polizia, accusato di avere posto in commercio a prezzi variabili da 6 a 300 sterline dischi “pirata” su etichette fittizie di sua proprietà, Silver Rarities e Langley Masters; nell’occasione gli vennero sequestrati cd e dvd contenenti materiale dei Led Zeppelin per un valore di 11 mila 500 sterline, 17 mila euro. Nella testimonianza resa davanti al tribunale di Glasgow, Jimmy Page ha confermato che né lui né la sua casa discografica avevano mai autorizzato la pubblicazione di tale materiale: liberato su cauzione, l’imputato dovrà ora riapparire davanti alla Corte il 30 agosto per ricevere la sentenza. <br> Gli Zeppelin sono sempre stati in prima linea nella guerra ai fabbricanti e ai commercianti di bootleg: il loro leggendario e straripante manager Peter Grant (scomparso nel 1995) era noto per setacciare come un segugio le sale da concerto in cui si esibiva il suo gruppo e si racconta che in più di un’occasione abbia provveduto personalmente a sequestrare e distruggere i dischi pirata in bella mostra negli scaffali dei negozi.