Per misurare i rapporti di forza che intercorrono tra le imprese del settore musicale e quello che in pochi anni è diventato uno dei loro clienti di riferimento, la Apple di Steve Jobs, basta metterne a confronto cifre di vendita e fatturati: lo hanno fatto i compilatori dello UK Record Industry Annual Survey 2007, pronosticando che da qui a due anni, grazie alle vendite degli iPod e di musica su iTunes, il colosso informatico di Cupertino potrebbe superare il giro d’affari dell’intera industria discografica mondiale. Già oggi le distanze si stanno sostanzialmente accorciando, dal momento che il fatturato della Apple sfiora i 20 miliardi di dollari, 10 dei quali – o poco meno – si devono proprio ad iPod e iTunes; le vendite della discografia mondiale, nel frattempo, sono scese a 33,4 miliardi di dollari (- 16 % sull’anno precedente, 6,6 miliardi in meno che nel 1996): andando avanti a questi ritmi il sorpasso potrebbe verificarsi nel 2009, se non già il prossimo anno. <br> I ricercatori inglesi sostengono tuttavia che non si tratta di un gioco a somma zero, ovvero che i guadagni di Apple non sono realizzati a discapito dei profitti delle case discografiche: “Si tratta di una questione puramente aritmetica, non di un rapporto di causa ed effetto”, scrive il curatore dell’indagine Cliff Dane, sottolineando anche la costanza di risultati e la solidità finanziaria delle imprese di edizioni musicali, che amministrano i diritti di sfruttamento di testi e musiche delle canzoni non solo sui supporti discografici ma anche nelle esecuzioni in pubblico, in pubblicità, in radio e televisione o al cinema: il rapporto britannico ricorda che i profitti di gestione di Universal Music Publishing superano i 3 milioni di sterline e che BMG (appena acquistata dalla società del gruppo Vivendi) segue a distanza ravvicinata, mentre Sony/ATV e Rondor Music (ora in vendita, vedi News) sfiorano i 2 milioni di sterline. Tra le case discografiche è la stessa Universal a incassare i maggiori profitti (40 milioni di sterline), ma buoni risultati finanziari registrano anche piccole etichette più artigianali come B-Unique e Jaydone.