Doug Morris, amministratore delegato di Universal Music, sembra avere in mente una strategia precisa: usare la musica digitale non protetta come un grimaldello per scardinare l’egemonia di mercato di iTunes. <br> Come la EMI, la major controllata da Vivendi ha appena iniziato a rifornire la catena statunitense Wal-Mart di un catalogo di mp3 ad alta qualità (256 kbps), in vendita senza software di gestione dei diritti digitali (DRM) e a prezzi inferiori a quelli praticati dalla concorrenza, 94 centesimi per traccia e 9,22 dollari per album. Sempre Universal, che con Sony BMG è diventata fornitrice anche della californiana gBox (vedi News), ha annunciato recentemente di voler testare la vendita di mp3 non protetti attraverso altri negozi digitali come quelli di Google, Best Buy, Trans World, Rhapsody e Amazon, quando sarà finalmente in funzione: tutti meno iTunes, insomma, con cui Morris vuole negoziare mese per mese le licenze di vendita in modo da non lasciare carta bianca a Steve Jobs (vedi News). La sua manovra di accerchiamento nei confronti di Cupertino coinvolge anche gli artisti sotto contratto con le sue etichette, e brani senza DRM sono apparsi recentemente come file da scaricare a pagamento sui siti ufficiali di Common, Eve, Diana Krall e Ryan Adams: sul Website di quest’ultimo gli mp3 sono pubblicizzati garantendo “due volte la qualità di iTunes allo stesso prezzo”.