La band di Oxford, che finora aveva fatto un’eccezione solo per le iniziative umanitarie di War Child (vedi News), apre un primo spiraglio al download a fini commerciali. Lo fa in sordina, tramite un accordo siglato con il piccolo sito inglese 7digital che esclude tutti gli altri negozi digitali e soprattutto il leader di mercato iTunes: colpevole, agli occhi di Thom Yorke e compagni, di consentire la vendita di singoli brani digitali anche quando gli artisti (ed è il caso appunto dei Radiohead) desiderano che i loro album vengano distribuiti sul mercato come “blocchi” unici e opere complete. <br> La licenza di vendita accordata a 7digital per intermediazione della casa discografica EMI, titolare dell’intero catalogo discografico dei Radiohead, copre tutti i dischi del gruppo, messi in vendita sotto forma di mp3 ad alta qualità di riproduzione e senza DRM (e dunque ascoltabili anche sui lettori iPod). Secca la replica della Apple, subito contattata da alcuni cronisti inglesi: “Noi non abbiamo regole precise al riguardo, ma crediamo che la gente voglia e debba essere in grado di acquistare le singole canzoni”, ha detto un portavoce della società californiana. La EMI, dal canto suo, ha ribattuto che “la scelta spetta agli artisti, e se questi ultimi hanno un’opinione precisa al riguardo noi dobbiamo rispettarla”: tanto più in un momento delicato come questo, in cui casa discografica e artisti sono in trattative per l’eventuale ma niente affatto sicuro rinnovo di un contratto scaduto nel 2003 con la pubblicazione di “Hail to the thief”. <br> Il rifiuto opposto dai Radiohead ad iTunes segue di pochi giorni le dichiarazioni di James Blunt (che si era lamentato proprio del fatto che Apple promuove la vendita di singoli brani danneggiando quelle degli album: vedi News) e ha un precedente: nel 2005 il negozio on-line di Steve Jobs aveva messo in vendita on-line l’album “Kid A”, ma era stato costretto a rimuoverlo dopo pochi giorni per espressa richiesta del gruppo.