La musica è stato il primo mattone del suo impero finanziario ma non rientra nei piani futuri di Richard Branson, dai primi anni Settanta una delle personalità più dinamiche, pittoresche e spregiudicate del music business internazionale. Dopo avere ceduto la Virgin Records (alla EMI, nell’ormai lontano 1992) e più recentemente la V2 (vedi News), il cinquantasettenne magnate inglese – notizia di questi giorni - ha deciso di liquidare anche Virgin Retail, la società che da trent’anni gestisce nel mondo gli omonimi megastores e che ora cambierà ragione sociale e proprietari: rilevata dal managing director Simon Douglas e dal direttore finanziario Steve Peckham con un’operazione di “management buyout”, assumerà tra novembre e gennaio la nuova insegna di Zavvi su tutti i 125 punti vendita che la catena possiede tra Regno Unito e Irlanda nonché sul suo sito Internet; il marchio Virgin resta invece nelle mani di Branson che continuerà ad utilizzarlo per le sue altre molteplici imprese nel campo dei trasporti (treni e aerei), della radiofonia, della telefonia mobile ecc.. <br> Douglas e Peckham assicurano che la catena, 2.500 dipendenti in totale, continuerà “a vivere e respirare entertainment”, con un taglio specialistico e indipendente che “colloca clienti, prodotto, servizio e personalità in cima alle sue priorità”. Branson, ora impegnato anche nel finanziamento di attività eco-sostenibili e nella ricerca di fonti di energia “pulita”, ha invece motivato la sua scelta ricordando che già da sei anni il commercio di prodotti di intrattenimento non era più al centro degli interessi del suo Virgin Group.