L'amministratore delegato Edgar Bronfman Jr. predica ottimismo e fiducia nel futuro, ma intanto per Warner Music sono tempi difficili. Unica major ancora quotata in Borsa (dopo il recentissimo “delisting” della EMI, vedi News), la società statunitense ha visto crollare il valore di mercato delle sue azioni al minimo storico di 9,74 dollari, contro i 27 dollari di un anno fa: effetto combinato di risultati economici negativi e della volontà manifestata dal nuovo proprietario Terra Firma di tenersi stretta la stessa EMI (vedi News).<br> In un recente conferenza newyorkese, Bronfman ha spiegato di puntare ad allargare le fonti di reddito della sua azienda entrando in rapporti di partnership più stretti con gli artisti e i loro manager, così da condividere anche gli introiti che derivano da concerti, merchandising, sponsorizzazioni e altro: analisti finanziari ed esperti di mercato sottolineano però che su quella strada la Warner è già rimasta indietro rispetto ai principali concorrenti. L’imprenditore canadese insiste anche nella fedeltà al software DRM per la musica digitale, che protegge i diritti di etichette e artisti ma a scapito della libertà di utilizzo da parte dei consumatori: per questo motivo è rimasto fuori da un evento chiave e ampiamente pubblicizzato degli ultimi giorni, il lancio del negozio digitale Amazon MP3 (vedi News).