La Commissione Europea dice sì incondizionatamente (e per la seconda volta) al “merger” tra Sony e BMG: la fusione tra le due major, sostengono i funzionari dell’antitrust, “non presenta problemi per la concorrenza in nessuno dei mercati interessati”. Obbligata a rimettere mano alla questione dopo che il suo primo verdetto favorevole (emesso nel 2004, vedi News) era stato clamorosamente ribaltato dall’autorità giudiziaria europea su appello dell’associazione delle “indies” Impala, la Commissione ha chiuso un’indagine avviata nel gennaio scorso concludendo che non esistono “prove di un comportamento coordinato (tra le due aziende) anteriore alla fusione o conseguente ad essa”. Le risultanze dell’istruttoria, aggiunge la Commissione, “riguardano tanto il mercato dei supporti fisici che quello digitale”; non sussisterebbe dunque il pericolo che, per effetto della concentrazione in corso nel mercato, le aziende discografiche possano aumentare i prezzi, ridurre l’offerta e danneggiare in ultima analisi i consumatori. <br> Nessun dubbio da parte del commissario europeo per la concorrenza Neelie Kroes, che ha descritto l’indagine come “una delle più complete analisi di un sistema di informazioni complesso finora sostenute dalla Commissione in una procedura di fusione”, prendendo in considerazione anche il mutamento delle condizioni di mercato (con l’ascesa della domanda di musica digitale) avvenuto tra il 2004 ed oggi e gli effetti di una fusione sostanzialmente operativa già da anni. Diversamente la pensano le aziende indipendenti associate a Impala, che in un comunicato definiscono “bizzarra” e “indifendibile” la decisione dell’Antitrust preannunciando nuove battaglie, un probabile nuovo ricorso in tribunale, una possibile azione di risarcimento danni contro la stessa Commissione e l’invocazione di una inchiesta formale sulla correttezza del comportamento tenuto dall’organo comunitario. “La CE ha ignorato il semplice fatto che quattro società controllano il 95 % della musica che il pubblico mondiale ascolta alla radio”, reclama il presidente di Impala Patrick Zelnik (boss dell’etichetta Naïve). “Che razza di messaggio manda questa decisione ai cittadini europei? Che l’importanza prioritaria nell’agenda politica della diversità culturale, della piccola e media imprenditoria creativa e del pluralismo sono pura retorica?”. “Come può la Comunità Europea richiedere misure correttive a Universal BMG e non a Sony BMG?”, rincara il chairman Martin Mills (Beggars Group). “Tutto questo non ha senso”.