Il leggendario promoter inglese Harvey Goldsmith, che in questi giorni è indaffaratissimo a organizzare il concerto dei Led Zeppelin del 26 novembre alla O2 Arena di Londra (e a cercare di tenere a freno i bagarini, ovviamente scatenati), è estremamente pessimista sul futuro della musica dal vivo: “Non è mai stata così fiorente, eppure tempo cinque anni la nostra industria potrebbe scomparire”, ha detto chiaro e tondo all’attonita platea accorsa al Midland Hotel di Manchester per ascoltare il suo discorso d’apertura della conferenza In The City. Le cause? Le interferenze sempre più massicce delle società di ticketing che acquistano grossi lotti di biglietti per poi rivenderli lucrando sulla differenza di prezzo, e la pratica sempre più diffusa di mettere all’asta una quota dei tagliandi: fattori, entrambi, di bagarinaggio più o meno legalizzato che mandano in orbita il prezzo al pubblico della musica dal vivo. “Negli Stati Uniti”, ha spiegato Goldsmith, “le grandi agenzie ormai scrivono direttamente nei loro contratti che una percentuale dei biglietti può essere messa all’asta. E i promoter cominciano a pensare che se è così che vanno le cose, perché allora non metterli all’asta tutti quanti e spartirsi i proventi addizionali? Se continueremo a permetterlo, credo che da qui a cinque anni l’industria della musica dal vivo non esisterà più”. Quanto alle agenzie di “secondary ticketing”, ha aggiunto, “abbiamo permesso a quei parassiti di assumere il controllo della nostra industria, e ora loro ci stanno fottendo. eBay è il numero uno, ma ce ne sono tanti altri che si nascondono sotto la bandiera di una presunta professionalità e che si professano nostri amici. La realtà è che non abbiamo nessun bisogno di loro”.