Con una lettera inviata al personale dell’azienda e intercettata dal Financial Times (che ne ha pubblicato qualche stralcio sul suo sito Web), il nuovo proprietario della EMI anticipa un giro di vite e una politica di assoluto rigore improntata a “onestà, trasparenza e risultati”. Nei confronti dei dirigenti aziendali, prima di tutto (i cui contratti verranno progressivamente trasformati, e agganciati più direttamente al raggiungimento degli obiettivi finanziari), ma anche degli stessi artisti: “Mentre molti di loro”, scrive Hands, “passano gran parte del loro tempo a lavorare con l’etichetta per promuovere, perfezionare e sostenere la propria musica, qualche altro purtroppo si preoccupa semplicemente di negoziare il miglior anticipo possibile… anticipo che in molte occasioni non viene mai ripagato”. E in questi casi, sostiene Hands, esiste una sola soluzione da prendere: riservarsi la facoltà di “selezionare quelli con cui desideriamo lavorare”. In altre parole, lasciare a casa quelli che non collaborano, ritardano i tempi di consegna degli album e non si impegnano abbastanza.