Il business della rivendita dei biglietti dei concerti, in Gran Bretagna, è un affare da circa 200 milioni di sterline, quasi 280 milioni di euro. Come evitare truffe e speculazioni a danno dei consumatori, consentendo contemporaneamente ai musicisti e ai professionisti della musica live di garantirsi una fetta di quei guadagni extra? La soluzione, si sono detti i rappresentanti di alcuni degli artisti più popolari del paese, consiste nel mettere in piedi un organismo apposito, la Resale Rights Society, che tenga sotto costante controllo il fenomeno e lo regolarizzi. Vi hanno già aderito numerose associazioni di categoria e i manager di artisti come Radiohead, Arctic Monkeys, Robbie Williams, KT Tunstall e Verve. Il loro progetto prevede l’introduzione di sistemi di certificazione per i rivenditori in regola con la legge e provvisti delle necessarie licenze, nonché l’obbligo contrattuale di versare su ogni transazione effettuata una royalty destinata ad artisti, promoter, agenzie di booking e associazioni degli autori. “Il mercato secondario dei biglietti” sostiene Marc Marot, manager di Yusuf Islam e di Paul Oakenfold, “offre benefici tanto agli appassionati che all’industria intera della musica dal vivo. Non ha senso criminalizzarlo. Allo stesso tempo non si tratta solo di proteggere doverosamente i consumatori; è anche inaccettabile che nemmeno un penny di quelle transazioni ritorni a chi investe nel settore”. La prima riunione del consiglio di amministrazione del nuovo ente è programmata per la fine di gennaio del 2008 mentre gli accordi con i rivenditori autorizzati, secondo i piani, dovrebbero essere firmati entro fine marzo. <br> Il problema delle speculazioni sulle rivendite dei biglietti, in Inghilterra, è molto sentito a livello pubblico, tanto che lo stesso Parlamento se ne è interessato nominando una commissione di inchiesta le cui risultanze si dovrebbero conoscere a breve.