Requiem per il disco. Il CD tentenna, la cassetta scompare, persino il recente boom di vendite dei CD singoli in paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti sembra già rientrato. Risultato, in tutti i paesi più evoluti (in Francia e in Germania, come negli Usa e in Gran Bretagna) la crescita spontanea dei mercati discografici è un fenomeno in via di esaurimento, i fatturati si assottigliano e le case discografiche non hanno che un modo per tenersi a galla: spingere sempre più forte (e a costi sempre più alti ) sul pedale del marketing e della promozione.<br> Questo il cupo (anche se non inedito) scenario che emerge da una recente ricerca del periodico specializzato britannico "Music & Copyright", destinata a verificare lo stato di salute dei 12 mercati discografici più importanti del mondo: e il bilancio è irrimediabilmente in rosso, con una riduzione del fatturato globale del 2,4 per cento nei primi sei mesi del 1997. <br> Ma il dato più preoccupante per l’industria è che per la prima volta la crisi colpisce anche il compact disc, il supporto a cui l’industria discografica ha affidato negli anni ‘90 tutte le sue fortune: il numero dei pezzi venduti è calato dell’1 per cento, segno - sottolineano i ricercatori della testata britannica - che nei paesi "avanzati" i consumatori hanno ormai sostituito quasi per intero le loro collezioni di dischi i vinile con le nuove edizioni in digitale. <br> Falliti i tentativi di introdurre sul mercato nuovi supporti come il MiniDisc e la Digital Compact Cassette, il panorama non sembra destinato a cambiare nei prossimi anni: neppure l’ultimo grido in fatto di tecnologia digitale, il DVD, sembra destinato ad avere effetti immediati sui consumi musicali.<br> L’industria musicale, secondo gli analisti di "Music & Copyright" finirà per assomigliare sempre di più a quella cinematografica, dove i costi per promuovere una nuova pellicola non sono inferiori a quelli impiegati per la sua produzione: ciò che del resto accade già quando si tratta di lanciare i nuovi dischi di superstar come i R.E.M. e gli U2 o per gli album pubblicizzati in televisione. E se un disco "toppa" o viene per qualche motivo rimandato a data da destinarsi, a risentirne è un intero settore industriale e commerciale.<br> In crisi i canali tradizionali, il futuro del disco passa per Internet: secondo le previsioni di un ente americano di ricerca, Jupiter Communications, le vendite di dischi in rete raggiungeranno un valore di 1,6 miliardi di dollari nel 2002, il 7,5 per cento dell’intero mercato musicale (oggi le vendite su Internet valgono circa 47 milioni di dollari, una cifra ancora modesta ma più che doppia rispetto all’anno precedente). <br> I ricercatori americani non credono invece alla distribuzione diretta della musica online, malgrado le bellicose dichiarazioni di intenti rilasciate di recente da artisti come Prince: secondo le loro stime, il giro d’affari della musica diffusa via PC nelle case dei consumatori non supererà l’1 per cento del fatturato musicale nei primi anni del 2000.<br>