Da 5.500 dipendenti a 3.500, il 36 % in meno: sarebbe questa l’amara pillola che il nuovo proprietario della EMI, Guy Hands, intende prescrivere alla casa discografica “malata” per riportarla sulla via della guarigione. Dopo mesi di colloqui informali, di analisi di bilanci e di brainstorming con i suoi principali collaboratori, il piano di battaglia del finanziere inglese verrà finalmente svelato tra poche ore: ma intanto circolano le prime indiscrezioni sui contenuti del suo programma, che dovrebbe appunto prevedere un taglio al personale di circa 2 mila unità, da ottenersi soprattutto raggruppando le funzioni di “back office” delle 40 etichette attraverso cui la casa discografica opera sui mercati internazionali.<br> Hands, a quanto pare, intende rivedere tutto il sistema degli incentivi retributivi e risparmiare drasticamente sui costi di marketing, una delle voci che più incidono sui bilanci delle case discografiche: il suo obiettivo è di non farli pesare per più del 12 % su ogni copia venduta, contro il 20 % che rappresenta la media attuale. Il proprietario di Terra Firma avrebbe anche pensato a una radicale riorganizzazione della società, separando nettamente la funzione artistica da quella amministrativa e commerciale. Secondo quanto lui stesso ha anticipato al Financial Times, avrebbe invece intenzione di lasciare sostanzialmente intatta la società di edizioni musicali, attualmente la fonte più sicura e stabile di introiti all’interno del gruppo.