Tim Leiweke, presidente e amministratore delegato di AEG, seconda società degli Stati Uniti nell’organizzazione e produzione di spettacoli sportivi e musicali, lancia un allarme contro il caro biglietti dei concerti: “Dobbiamo stare attenti, perché se il prezzo medio per vedere un artista diventa di 250 dollari c’è qualcosa che non va. Si finisce per rivolgersi al 10 % del mercato, invece che al 100 %”. <br> AEG Live, divisione di musica dal vivo facente capo al gruppo di Los Angeles, conta di vendere circa 20 milioni di ingressi nel corso del 2008, producendo oltre 30 tournée. Ma, ha tenuto a sottolineare lo stesso Leiweke intervenendo a un convegno a margine dei Grammy Awards, non ci tiene a seguire l’esempio di Live Nation, il leader di mercato che ha da poco aperto un’etichetta discografica e ingaggiato una top star come Madonna con un contratto “a 360 gradi” (come ora vengono definiti, vedi News) che prevede una compartecipazione agli utili derivanti da vendite di dischi, spettacoli dal vivo, merchandising, sponsorizzazioni e altro. “Noi non ci crediamo, nel modello a 360 gradi”, ha detto. “Vogliamo far sapere alle case discografiche che le consideriamo nostre partner e che non pensiamo di poter distribuire la musica meglio di quanto facciano loro. Hanno un ruolo importante nella nostra industria e se sparissero, sinceramente, non sarebbe una bella cosa per l’intero settore. Lo stesso discorso vale per i manager o per le agenzie che distribuiscono biglietti”.