Per Luciano Ligabue, artista Warner che affida l’organizzazione dei suoi concerti a Friends & Partners, resterà tutto come prima. Lo stesso per Pino Daniele, Claudio Baglioni, Biagio Antonacci, Antonello Venditti e gli altri clienti dell’agenzia live di Ferdinando Salzano che si appresta a cambiare (ma solo un po’) fisionomia, assetto proprietario e nome (“il nuovo marchio non lo abbiamo ancora scelto. Ma sicuramente evocherà quello precedente, così da ricordare il mio percorso professionale”). Nessuna corsia preferenziale per la major capitanata da Massimo Giuliano, dunque, nella nuova impresa che da luglio sostituirà F&P allargandone la “mission” istituzionale (vedi News). “No”, conferma Salzano, “non avrebbe senso e sarebbe addirittura controproducente. Io perderei credibilità e competitività sul mercato, e questo ovviamente danneggerebbe anche Warner che ha a cuore la redditività del suo investimento”. Niente a che vedere, insomma, con quei contratti “a 360 gradi” di cui tanto si parla nel music business internazionale, stile Madonna-Live Nation. “Infatti. Per paradossale che possa sembrare è probabile che lavoreremo di più con artisti legati a Universal o a Sony BMG, dato che al momento compongono la grande maggioranza del mio roster. Ci metteremo al servizio anche di personaggi dello spettacolo che col mondo della canzone c’entrano poco o niente: il primo sarà Giorgio Panariello, con cui stiamo progettando degli eventi per l’estate 2008. Non si tratta, nel caso specifico, di fare concorrenza a Bibi Ballandi. Semplicemente di rendersi disponibili a studiare insieme iniziative speciali che esulino un po’ dalla sua ‘routine’ professionale. Con l’appoggio di Warner conto di sviluppare nuove attività di entertainment multimediale, accordi di sponsorship, il music marketing per aziende terze. E di tornare al mio primo amore, la produzione televisiva. Sicuramente allargheremo l’organico, che già oggi tra dipendenti e consulenti conta quasi quaranta persone. Ma il core business resterà la musica dal vivo: io mi sento sempre e comunque un impresario, un organizzatore di concerti”. Che rivendica la sua indipendenza, al di là degli apporti di capitale dall’estero. “Quelli servono a fare cose che con le mie sole forze non potrei realizzare. Indipendente lo sono sempre rimasto, anche nel 2004 quando vendetti tutto a Live Nation. Allora lottai per mantenere la mia autonomia, per avere un ufficio separato da Milano Concerti, per conservare la mia ragione sociale. Ora è anche meglio: sarò managing director con pieni poteri decisionali ma allo stesso tempo torno anche a fare l’imprenditore, dal momento che nella nuova società sono titolare di una quota rilevante (il 40 % delle azioni , ndr). Certo, devo rendere conto del mio operato a una multinazionale: il che è salutare, ti aiuta a tenere i piedi per terra. Avrei potuto anche optare per un partner diverso, le offerte non mancavano. Ho scelto Warner perché mi piaceva l’idea di avere un socio che come me vive di musica, rimettere in circolo denaro in quello che per anni è stato l’elemento cardine dell’industria musicale, la discografia. Ringrazio Massimo Giuliano per la sua lungimiranza. E’ stato lui ad avvicinarmi e a farmi la proposta più convincente”. <br> Warner, socio finanziario dell’impresa, guarda anche alle prospettive sinergiche dell’operazione. “Penso ai giovani artisti che metteremo sotto contratto in futuro, per esempio”, spiega Giuliano. “Saremo in grado da subito di proporgli un pacchetto più completo, un ventaglio di servizi che va al di là della semplice produzione, promozione e distribuzione di musica registrata. E se mai Salzano deciderà di confezionare programmi televisivi a carattere musicale, è ovvio che avrà accesso immediato al nostro sterminato archivio di materiale audio e video. Questo per quanto ci riguarda direttamente: ma è chiaro che noi non condizioneremo in nessun modo la sua attività. Non è nel nostro interesse”. Per Warner, insomma, si tratta principalmente di trovare nuove opportunità di reddito, non sbocchi per i propri artisti. Spiega Giuliano: “Negli ultimi cinque anni abbiamo avuto la fortuna di conseguire risultati straordinari. Tuttavia, ai miei vertici internazionali ho dovuto far presente che, con il mercato in calo e il digitale che non cresce a sufficienza, oggi non ci sono più le condizioni per replicare quelle performance. Che fare? Abbiamo cercato di cogliere la migliore opportunità che esisteva sul mercato: Ferdinando è un bravissimo professionista, con il valore aggiunto di lavorare solo con artisti italiani, e ci auguriamo che i ritorni di questa nuova impresa congiunta ci permettano di mantenere inalterati i nostri livelli di profitto e di fatturato. Che poi vuol dire anche salvaguardare i posti di lavoro, un’altra delle motivazioni essenziali che ci hanno spinto a fare questo passo”.