“La musica in formato mp3? Ci sta facendo regredire nel tempo. Rende più facile far peggio le cose”. Lou Reed, intervistato in pubblico dall’amico e produttore Hal Willner durante il South by Southwest di Austin, esprime sulle nuove tecnologie di compressione del suono un parere condiviso da non pochi colleghi (abbiamo sentito dire qualcosa di analogo, recentemente, durante un incontro con Pat Metheny a Milano). “Ma dove andremo a finire?”, si lamenta il rocker newyorkese. “Se lo ascolti così, il suono delle nostre canzoni si riduce a una punta di spillo. Se nessuno se ne preoccupa o trova la soluzione, finisce che lo standard si abbassa a un livello infimo, e chi ama il suono di buona qualità viene visto come una specie di strano animale da zoo. E’ come se ci dicessero di non alzare la testa e di tenere lo sguardo dritto a terra”. Reed lancia una proposta: “Spetta agli ascoltatori esigere una qualità più elevata. Oggi che il mondo ci si è spalancato davanti e abbiamo la possibilità di procurarci ogni brano musicale del mondo in formato digitale, la speranza è questa nuova versione dell’mp3 che ci permetta di ascoltare finalmente tutti gli strumenti che ci sono in una canzone”.