Il successo conseguito in campo discografico da Starbucks, scrive il solitamente ben informato Peter Lauria sul New York Post, avrebbe convinto la Red Bull a seguirne le orme: tanto che il produttore del noto “energy drink” potrebbe aprire a sua volta un’etichetta entro la fine di quest’anno. La società di origine austriaca, del resto, è nota da tempo per iniziative di promozione nel campo musicale come la Red Bull Music Academy e i Red Bull Music Labs, e ha finanziato recentemente la costruzione di un nuovo studio di registrazione in California, a Santa Monica: la sala, gestita a quanto pare da un ex A&R della Universal, Greg Hammer, sarebbe stata messa gratuitamente a disposizione di alcune rock band indipendenti nella speranza di individuarne qualcuna da mettere sotto contratto. <br> Alla base della decisione della Red Bull ci sarebbe la convinzione di poter sfruttare la forza del suo marchio soprattutto presso un pubblico di consumatori giovani e prevalentemente di sesso maschile. Ma i suoi dirigenti si starebbero muovendo con i piedi di piombo: non avrebbero ancora deciso, per esempio, se puntare solo sul digitale o anche sui supporti fisici; e, in quest’ultimo caso, se allearsi con qualche major per la distribuzione sul mercato oppure puntare, come fa Starbucks, sulla vendita diretta nei punti vendita già raggiunti dal proprio prodotto principale.