Di fronte al p2p non autorizzato che ingolfa la banda larga e crea grattacapi con i produttori cinematografici e musicali, gli Internet service provider americani pensano alla strada dell’autoregolamentazione. Lo annuncia Comcast, leader nazionale nelle connessioni broadband via cavo (13,2 milioni di abbonati), che insieme agli altri ISP del paese e al partner “tecnologico” Pando Networks, società di servizi nel settore del peer-to-peer, conta di redigere al più presto una carta dei diritti e dei doveri degli utenti in materia di file sharing: obiettivo, delimitare con precisione quel che si può e non si può fare in rete così come le regole di comportamento a cui devono attenersi gli stessi provider. L’iniziativa prende le mosse dall’ondata di critiche che molti osservatori, e in particolare le associazioni dei consumatori, hanno mosso alla “telco” americana dopo i numerosi interventi con cui, nell’ultimo anno, ha frenato o bloccato l’uso di software come BitTorrent da parte dei suoi abbonati: interventi che violerebbero il principio di neutralità in base al quale i fornitori di accessi Internet dovrebbero comportarsi nei confronti dei loro clienti esattamente come le aziende che forniscono gas o energia elettrica, evitando cioè di sindacare sull’uso che l’utente fa del servizio (un ribaltamento dei termini del problema, insomma, rispetto a quanto succede in Europa, dove è proprio l’atteggiamento pilatesco dei provider a suscitare le ire di manager artistici e discografici), <br> “Speriamo di far incontrare esperti, ISP e società p2p entro la primavera e di pubblicare il ‘P2P Bill of Rights and Responsibilities’ prima della fine dell’anno’ ”, spiegano i portavoce di Comcast in un comunicato. La replica dei suoi oppositori non si è fatta attendere: “I consumatori non possono fare affidamento su di lei o su qualunque altra società telefonica o telematica per il futuro di Internet” secondo Marvin Ammori, consigliere generale dell’associazione di consumatori Free Press. “Comcast", aggiunge, "s’è fatta beffe dell’esistente carta dei diritti dei consumatori e della pronuncia della Federal Communications Commission che garantisce accesso a tutti i contenuti e servizi on-line. E ora che si trova sotto lo sguardo indagatore del governo, dei media e dell’opinione pubblica cerca disperatamente di cambiare argomento con qualche digressione ultrapubblicizzata”.