Le parole delle canzoni, una volta, si leggevano sulla busta interna degli LP (in seguito, e strabuzzando un po’ gli occhi, sui libretti miniaturizzati dei cd). Chi suonava uno strumento li trovava riprodotti anche sugli spartiti e sui “canzonieri” con gli accordi semplificati. Ogni tanto usciva qualche bel libro monografico con traduzioni a fronte, mentre chi ha una certa età ricorderà quei volumetti venduti in edicola con i testi dei brani di Sanremo o dei successi dell’anno. Poi è arrivato Internet, e le mura di Gerico sono crollate: provate a digitare “Yesterday” e “Beatles” su Google e vi si aprirà un elenco di diecimiladuecento indirizzi corrispondenti ad altrettante pagine Web che ne riproducono il testo. Tutto generato per moto spontaneo, tutto (o quasi) in violazione del copyright e del diritto d’autore. E non si tratta soltanto dell’iniziativa di qualche appassionato desideroso di condividere l’informazione e il piacere della lettura con altri fan: l’impressione è che dietro le quinte si muovano interessi commerciali non da poco, considerando quanto la musica e le canzoni generano traffico in rete. <br> Premesso che la SIAE è fuori dai giochi (la tutela e gestione di questo diritto non rientrano nel suo mandato), si tratta di una questione privata tra chi pubblica on-line e gli editori musicali, che agiscono in rappresentanza degli autori in virtù del contratto d’opera da essi sottoscritto. I primi scelgono il silenzio: Rockol ha provato a contattare per mail i gestori dei due servizi in cima alle graduatorie di Google, l’“angolo testi” del sito Leonardo.it (www.angolotesti.leonardo.it) e www.riflessioni.it, “portale culturale” a cura di Ivo Massimo Nardi che sul sito stesso richiama le norme sancite dalla legge n. 633 1941 sul diritto d’autore ( “il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera per scopi di critica di discussione ed anche di insegnamento, sono liberi nei limiti giustificati da tali finalità e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera”). Nessuna risposta, a parte quella ricevuta da Michele Bellucci, responsabile comunicazione di One Italia SpA (società a cui fa capo Leonardo) che spiega: “Leonardo.it è un portale che al suo interno offre contenuti gestiti in totale autonomia da persone che non hanno rapporti ‘diretti’ con la società proprietaria del sito (nello specifico One Italia SpA). Questo significa che Leonardo.it demanda a terzi la gestione editoriale dei propri canali (….) Comunque non ci risulta ad oggi nessuna citazione da parte di autori nei confronti di Angolo Testi, unico responsabile dei contenuti pubblicati”. <br> Che abbiano la coscienza sporca o ritengano di essere nel giusto, sembra di capire che i siti che pubblicano testi di canzoni (non mancano quelli che forniscono la traduzione dalla lingua straniera all’italiano) possano dormire sonni relativamente tranquilli. Occupati a difendersi dal file sharing e dal download illegale, concentrati nella contrattazione con le grandi <i>media company</i> che usano la musica sul Web e sulle reti mobili, gli editori sembrano in tutt’altre faccende affaccendati: i testi delle canzoni, in altre parole, sembrano essere al momento l’ultimo dei loro problemi. Anche perché, ammette Roberto Razzini, amministratore delegato della major Warner Chappell Music Italiana (che amministra i copyright di artisti come Madonna, Pink Floyd, R.E.M, Green Day, Laura Pausini, Zucchero, Pino Daniele e tantissimi altri), afferrare i “pirati” di Internet per la coda è un’impresa improba. La volatilità della rete ha creato un vuoto (meglio, una voragine) di diritto. “Sul fronte della stampa periodica”, premette Razzini, “la situazione è ben disciplinata: la maggioranza degli editori – non tutti – ha un contratto quadro in essere con la Mondadori che delega a quest’ultima la potestà di autorizzare la pubblicazione dei testi delle canzoni. Per spartiti e canzonieri i diritti vengono concessi in licenza a società come BMG, Universal e Carisch (è il nostro caso); per i libri, infine, è necessario richiedere direttamente l’autorizzazione all’editore, con cui si instaura una normale trattativa commerciale”. Resta il Web, appunto: un far west senza regole? “Con qualche operatore (non quelli prima citati, ndr) stiamo attivando un regolare meccanismo di richiesta e rilascio delle autorizzazioni. Però è vero che la stragrande maggioranza dei siti che oggi riproducono testi su Internet operano nell’illegalità: un’illegalità che l’industria editoriale, nel suo complesso, tollera per motivi che sinceramente mi sfuggono. Per poter risolvere un problema generale e strutturale come questo bisognerebbe fare fronte comune e muoversi in maniera coordinata”. Ciò che non accade: cosicché non resta che l’iniziativa personale, spesso velleitaria e votata all’insuccesso. “Quando identifichiamo situazioni palesi di violazione dei nostri diritti”, dice Razzini, “interveniamo direttamente con delle diffide: il risultato, di solito, è che il materiale incriminato sparisce da un sito per ricomparire una settimana dopo da un’altra parte. Non è un problema da poco, perché ancora oggi i testi delle canzoni rappresentano un volano importante per una certa tipologia di prodotto, ad esempio per il karaoke: con la Giochi Preziosi, produttrice del‘Canta tu’, abbiamo un regolare contratto di licenza. Anche Mediaset ha accettato di riconoscerci un compenso per le trasmissioni televisive che fanno uso di testi di canzoni: non siamo mai riusciti a ottenere altrettanto dalla Rai, invece, e si tratta di un altro fatto gravissimo. Non è questione di chiedere cifre folli, solo un riconoscimento equo che assume rilevanza anche economica nel momento in cui viene garantito da tutti gli operatori del mercato”. <br> La scarsa attenzione, diciamo così, al problema dei copyright sui testi arriva da lontano, ricorda Razzini: “Negli anni Settanta capitava spesso che le stesse case discografiche li stampassero senza chiedere il permesso agli editori: oggi per fortuna non è più così, e in paesi come Francia e Germania il produttore fonografico paga addirittura una cifra forfetaria per la riproduzione del testo sul libretto del cd. E’ un modo di sancire un diritto che va rispettato”. E intanto in rete… “Si moltiplicano violazioni di ogni genere, sui siti dei fan e nei grandi portali. Il problema è che rispetto al tanto che bisognerebbe fare non stiamo facendo nulla, presi come siamo da prevaricazioni e attacchi al diritto d’autore che arrivano da ogni parte. Capisco che per l’industria editoriale, che io preferisco chiamare artigianato, la tutela dei testi su Internet non sia in questo momento la preoccupazione principale. Ma si tratta comunque di un fatto grave, l’ulteriore segnale di un disprezzo diffuso delle regole”.