Gli appassionati di musica ricorrono sempre più frequentemente ai siti Internet per leggere le notizie, le recensioni, le interviste e gli articoli di approfondimento che li interessano; nello stesso tempo, il download di musica illegale e il crollo di vendite dei cd riducono sensibilmente le risorse investibili da parte delle case discografiche. Aggiungeteci la crisi parallela e i ripensamenti in atto in industrie come quelle delle automobili e del tabacco, altri tradizionali inserzionisti delle riviste musicali, e avrete la situazione di oggi: un calo consistente della pubblicità sulle pagine delle principali testate rock della carta stampata. <br> Il trend è ben evidenziato dagli ultimi dati forniti per gli Stati Uniti dal Publishers Information Bureau: nei primi tre mesi del 2008 il leader di mercato Rolling Stone ha visto ridursi la sua raccolta pubblicitaria, 31 milioni di dollari, di ben il 27 % rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, Vibe del 19 % rispetto all’intero 2007 (18 milioni di dollari) e Blender del 9 % rispetto al primo trimestre 2007 (11 milioni di dollari). In controtendenza, tra i “top magazine”, c’è solo Spin, con un incremento di pubblicità del 27 % (8 milioni di dollari) dovuto principalmente , secondo i suoi proprietari, a un restyling editoriale che ha visto la rivista tornare alle sue radici di testata dedica alla musica indipendente e alternativa. Con quest’ultima eccezione, le grandi riviste rock statunitensi hanno ridotto di conseguenza anche il numero di pagine, in misura compresa tra il 20 e il 33 %. “Oggi, anche per raggiungere il pubblico più giovane, spendiamo su siti come Pandora una parte del denaro che una volta investivamo su Rolling Stone”, ha spiegato Scott Daly, dirigente dell’agenzia di pubblicità Dentsu America, mentre l’editore di Rolling Stone, Ray Chelstowski, ha commentato realisticamente che “l’importante è prendere atto dell’emergere di tendenze che probabilmente sono qui per restare, e sviluppare business in aree che prima non avevamo considerato”.