Con l’uscita di scena di Ken Lombard, presidente della divisione entertainment rimpiazzato dal responsabile del settore tecnologico Chris Bruzzo, la catena di coffee bar americani ripone praticamente nel cassetto il sogno di imporsi come casa discografica alternativa alle major. La sua etichetta, Hear Music, continuerà ad esistere e a pubblicare dischi, affidata però in toto a Concord Music, il partner discografico con cui Starbucks è associato dai tempi del gran successo mondiale di “Genius loves company” di Ray Charles (vedi News). <br> Immaginabile, a questo punto, una forte riduzione degli investimenti nel music business e l’abbandono delle strategie aggressive che nel corso dell’ultimo anno avevano portato Starbucks a pubblicare dischi di superstar come Paul McCartney (“Memory almost full”), Joni Mitchell (Shine”), James Taylor e Carly Simon, in rotta di collisione con le grandi case discografiche tradizionale. La congiuntura, che i portavoce di Starbucks descrivono come “la peggiore nella storia della società”, impone ora all’azienda di Seattle di badare ai costi e di concentrarsi nel recupero del suo “core business”: caffè, bevande e prodotti alimentari, a cui cd, libri e dvd riprenderanno probabilmente a fare da corollario.