Intervenendo a una conferenza organizzata a Los Angeles dal Milken Institute, “think tank” indipendente sul mondo industriale finanziato con denaro pubblico, il leggendario produttore, arrangiatore e musicista afroamericano ha ammesso senza mezzi termini che il modello di business con il quale ha convissuto per 50 anni “è morto e sepolto, e ora si tratta di ricominciare da zero”. Jones ha invocato la creazione da parte del governo statunitense di un ministero finalizzato alla tutela della musica popolare, e ha lanciato alcune provocazioni all’indirizzo dei teenager che si sono abituati a procurarsi musica senza pagarla: un black out di offerta di due settimane, per esempio, per far capire a tutti i consumatori che la musica, come ogni altra industria, sopravvive solo se produce profitto; “oppure”, ha aggiunto in tono apparentemente scherzoso, “mi piacerebbe far lavorare centinaia di ragazzini per qualche settimana senza dargli una paga”. <br> Un poco più ottimista di lui, nella stessa circostanza, si è dimostrato il presidente di Sony BMG Andrew Lack, che guarda con fiducia a due innovazioni imminenti: il lancio del servizio “Comes With Music” sui cellulari Nokia (vedi News) e quello di MySpace Music in joint venture con Universal, Warner e la stessa Sony BMG (vedi News). “La storia di questa nostra industria discografica assediata potrebbe – e sottolineo potrebbe – cambiare”.