I 375 mila autori, compositori ed editori di canzoni iscritti alla BMI/Broadcast Music Inc. americana (30 mila dei quali aggiuntisi nel corso degli ultimi dodici mesi) sembrano essere al riparo dalla crisi. Nell’anno fiscale chiuso il 30 giugno, infatti, l’agenzia statunitense di “collecting” ha registrato il ventiquattresimo incremento consecutivo delle entrate, 901 milioni di dollari che equivalgono a un miglioramento del 7,4 % sui risultati dell’anno precedente; di questi, 786 milioni di dollari (+ 8 %) verranno distribuiti tra gli associati. <br> L’analisi delle voci di entrate (il 73,7 % da licenze d’uso accordate sul territorio nazionale, il 26,3 % dall’estero) evidenzia l’importanza crescente delle nuove forme di pubblica diffusione della musica registrata: 208 milioni di dollari (il 23,1 % delle entrate) provengono dalle stazioni televisive via cavo e dalle radio e tv via satellite (contro i 340 milioni di dollari, 38 %, versati dai “broadcaster” tradizionali), 97 milioni (11 %) da bar, negozi e centri commerciali, 15 milioni dai social network di Internet e dalle società che vendono suonerie telefoniche. “E’ il nostro atteggiamento orientato al business e alla tecnologia che ha permesso alla BMI di continuare a incrementare le sue entrate di oltre il 7 % all’anno, quasi raddoppiando il gettito nell’arco degli ultimi dieci anni”, ha spiegato il presidente e ceo dell’agenzia Del Bryant.